Convegno 2014: Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro

Brani di lettura tratti dal libro

Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro

di Sivia Vegetti Finzi, Mondadori, 2007 | Albergo Pestalozzi, Lugano – 9 ottobre 2014

 

      1. Si parte sempre da sé
        Il seguente brano, autobiografico, è letto dall’autrice stessa. Quelli successivi son letti da varie partecipanti (n. d. red.)

        1. E io che nonna sono?
          Da quando è nato Massimiliano, detto Maxi, lo spazio si è allargato e il tempo si è ristretto perché non sono mai in grado di appagare i suoi: "ancora", "l'ultimo", "uno e poi basta". Con un bambino di tre anni per mano il mondo si amplia, si rinnova, nasce un'altra volta.
          La nostra casa al mare è circondata da una pineta condominiale che da anni attraversavo in su e in giù per andare in paese ma non avevo mai avuto motivo di esplorarla, anche perché, coltivata, pettinata, ripulita, non la trovavo particolarmente interessante.
          Ma appena la mia altezza (già corta) si è abbassata di mezzo metro per guardare il mondo con gli occhi di Maxi, tutto è cambiato.
          Abbiamo cominciato col cercare gli ovetti Kinder, quelli piccoli, che avevo precedentemente nascosto nelle crepe del muro, negli incavi dei tronchi, sotto i cespugli. Abbiamo poi continuato le scorribande raccogliendo pinoli e alcune more da una siepe di recinzione. Maxi stringeva in pugno questi minuscoli tesori, resi preziosi dall'avarizia della natura ligure, e poi entrava in casa strillando: “Nonno, siamo ricchi! Abbiamo tre pinoli e due more!". Non avevo mai aspirato a tanto.
          Abbiamo poi continuato dando la baia alla strega che abita nella cabina telefonica. Invano la perfida ha atteso Maxi per infilarlo nel forno come Hansel e Gretel. E' troppo furbo il ragazzo! Abbiamo riempito un buco di pigne fingendo di fare il fuoco per un immaginario picnic al quale invitavamo, con un sasso a mo' di cellulare, tutti gli amici di Milano. Naturalmente le portate erano infinite e l'elenco, snocciolato come un rosario, si accresceva ogni volta di qualche specialità.
          Abbiamo scoperto che, la sera, uscivano, tra i gradini caldi di sole, certe piccole rane che andavano contate e a ognuna veniva dato un nome.
          La più grande è stata buttata in piscina perché facesse un bel bagno ma la povera è miseramente annegata.
          Spesso ci siamo persi e lo sgomento ci ha invasi anche perché il nonno non perdona – a mezzogiorno e alla sette: “tutti a tavola!"
          Per fortuna avevamo segnato il percorso con briciole di pane e, poiché le tortore non le avevano ancora mangiate, abbiamo ritrovato la strada di casa, ma che paura!
          Abbiamo poi scoperto che si potevano decorare le magliette con certe foglie che si appiccicano e ogni bambino ha avuto il suo disegno. Bea un fiore perché è la più carina.
          Che estate! La più bella ch'io ricordi, la più intensa, la più breve. L'ultima volta che ho avuto tre anni.

           

      2. I nonni dei nonni
        Quando si annuncia il primo nipote i nostri nonni, che parevano dimenticati, tornano improvvisamente alla memoria.

        1. Scrive Serena, una nonna di origini romagnole:
          I miei nonni erano nonni-nonni, quelli delle oleografie. Vecchi, sicuramente vecchi, e riconoscibili come tali già dai vestiti. La nonna materna era sempre vestita di nero per aver perso il marito secoli prima. Ma allora il lutto era per sempre. Il nonno paterno era imponente più che per la statura (e i baffi all’insù) direi per come si presentava e si considerava al cospetto dei figli e dei nipoti. Ambedue i miei genitori (classe 1908 e 1906) davano rigorosamente del “voi” ai loro genitori. E non il “voi” fascista! Noi davamo del tu ai nonni, che erano buoni, gentili sì, ma anche severi. Non cioè di quelli che, si dice, “danno i vizi”. I “vizi” non li dò neanche io perché non lo trovo giusto, per l’educazione dei miei tre nipoti, anzitutto. Ma il resto… intanto sono una nonna vestita tale e quale le loro mamme. Scherzosa, un po’ pazzerella, mi rotolo anche in terra con loro o gioco a tirarci i cuscini (a volte i due più piccoli, 6 e 4 anni, mi chiedono “di quanto sono più giovane dell’altra nonna”, che in realtà è mia coetanea. Lei è più “normale” e più accomodante sui “vizi”). Sono anche una nonna non sempre disponibile perché lavoro tuttora o viaggio ecc.

        2. Scrive Ida:
          Ma anche allora non tutte le nonne erano uguali. Soprattutto negli ambienti più colti si delineavano figure diverse. Ecco una nonna che assomiglia molto a noi, nonne di oggi.

          … ho avuto un rapporto estremamente importante con la mia nonna materna: era una persona di grande cultura, intelligenza e sensibilità e, certamente, è stata un modello di riferimento centrale per le mie scelte. Questa nonna indirizzava le mie letture, si interessava ai miei pensieri, accompagnava la mia crescita con discrezione, ma con stimoli importanti. È morta quando io avevo 16 anni, ma ho sicuramente continuato per anni ad averla come riferimento, forse più di mia madre. Penso che questa sia una cosa piuttosto frequente. Ho conosciuto persone che, come me, si sono riconosciute in una genealogia femminile che passava più attraverso le nonne che attraverso le madri, forse perché la distanza permette di diluire alcuni aspetti conflittuali.

           

      3. Una duplice attesa

        Nonna Nunzia:
        Una grande gioia, perché concretizza con immediatezza fisica l’idea del tempo che passa, ma in maniera positiva. Perché se toglie vita a noi, che ci avviciniamo alla fine, ricrea nuova vita destinata a crescere e fiorire. Almeno si spera. Certo non si sa come butteranno i nostri nipoti. I pericoli sono tanti, il futuro assume facilmente colori cupi, e penso sempre che anche i delinquenti hanno una madre (e una nonna). Ma anche Kant o Mozart sono stati un gomitolo di strilli tra le braccia di una donna. E da parte mia sono decisa a fare tutto ciò che posso per aiutare i miei nipotini ad esprimere tutte le loro potenzialità positive.

        Silvia:
        Aveva solo quarant’anni e si considerava una ragazzina quando la sua unica figlia l’ha resa nonna.

        L’ho presa malissimo, confessa, mi sembrava che mi avesse invecchiata a tradimento. A quell’epoca stavo con un giovane compagno e non osavo dirglielo. Cosa avrebbe pensato di me?

        Il miracolo di indurre un cambiamento radicale è stato compiuto ancora una volta dal bambino, dalla bambina in questo caso.

        La mia nipotina era così bella, ammette Silvia, che si è fatta accettare subito. Mentre prima non avevo detto niente a nessuno, appena l’ho vista avrei spedito un comunicato stampa a tutto il mondo. Ora che ha quattro anni, quando la porto ai giardini mi pavoneggio e mi piace rispondere a chi mi chiede “ è sua figlia?, “no, sono sua nonna!”.


      4. Crescere insieme

        1. Scrive Vivian Lamarque, poetessa e scrittrice di libri per l’infanzia, parlando dei suoi nipotini Micòl e Davide:
          Sono una nonna di poche fiabe (mi sembrerebbe di lavorare), sono una nonna poco seduta, sono una nonna in bicicletta (spinta a mano, così alti uguali si chiacchiera meglio), sono una nonna di giostre al mare (ancora un giro, ancora un giro...) e giardiniera in montagna. Sono una nonna addobbatrice di finestre: se nevica gli faccio minuscoli pupazzi da davanzale, se non nevica gli faccio la neve finta, se è Carnevale appendo ai loro vetri stelle filanti, se è estate i palloncini vinti alla giostra. Sono una nonna che trascrive meticolosamente tutte le loro frasi su un quaderno e poi perde il quaderno; che fa centinaia di fotografie (non digitali così le sviluppa e le mette negli album).
          Questa è la nonna che si vede. Poi ce n’è un’altra piena di paure, di ansie, di qualche pianto e di tanti magoni, di mal di schiena, di corse affannose perché l’asilo chiude, e il negozio chiude, e anche il pediatra e la farmacia, e deve chiudere il libro che ancora non ha scritto, e soprattutto chiuderà implacabile, in un battibaleno, dopo l’infanzia nostra e quella dei nostri figli, oh no, anche la loro.

        2. Nonna Nunzia:
          Una grande gioia, perché concretizza con immediatezza fisica l’idea del tempo che passa, ma in maniera positiva.
          Mentre il tempo toglie vita a noi, che ci avviciniamo alla fine, ricrea attraverso i nipoti nuova vita destinata a crescere e fiorire. Almeno si spera. Certo non si sa come butteranno i nuovi nati. I pericoli sono tanti, il futuro assume facilmente colori cupi, e penso sempre che anche i delinquenti hanno una madre (e una nonna). Ma anche Kant o Mozart sono stati un gomitolo di strilli tra le braccia di una donna. E da parte mia sono decisa a fare tutto ciò che posso per aiutare i miei nipotini ad esprimere tutte le loro potenzialità positive.

        3. Mentre Mirella, una sensibilissima artista, si rammarica perché, dice:
          Capisco che dovrei provare piacere stando col mio nipotino, e in parte lo provo. Ma poi vengo travolta dall’ansia perché ho paura di tutto: “temo che si ammali, che soffochi, che non cresca. E’ piccolo in confronto agli altri ma anche i suoi genitori lo sono e poi potrebbe recuperare con l’adolescenza, a molti capita. Purtroppo però tra una cosa e l’altra non trovo pace, continuo a rimuginare tutti i possibili rischi e intanto perdo il meglio dell’essere nonna.

        4. Per Antonia, maestra in pensione, la cosa più bella è seguire i compiti del nipotino che frequenta la terza elementare:
          Mi sento giovane, e poi mi aggiorno perché i programmi scolastici sono completamente diversi da quelli dei miei tempi.

        5. Anna scrive:
          Mia nonna, che viveva in famiglia, la si trovava sempre in cucina, e sempre a nostra disposizione, mentre io faccio la mia vita (lavoro part-time in una agenzia di pubblicità) ma, appena possibile, parto con i miei nipotini, due gemelli, maschio e femmina, di cinque anni: andiamo sui laghi, a Gardaland, all’Acquario di Genova, sulle linee ferroviarie più periferiche, quelle che passano in montagna, tra i prati, lungo le risaie… ci sentiamo grandi viaggiatori anche se le distanze sono minime. In ogni caso, colla nonna globetrotter una cosa è sicura: si parte!

        6. Nonna Ada:
          Di computer ero convinta di non capirne niente e che mai sarei riuscita a entrare in quel mondo misterioso. Eppure ne avevo bisogno perché mio figlio vive in Canada con la sua famiglia e mia figlia studia al Dams di Bologna.

          Chi è riuscito a sbloccarmi è stato Mario, mio nipote che ha 12 anni. Mi ha messo nel banco ed è salito in cattedra, metaforicamente s’intende. Poco per volta mi ha appassionata e ora, non solo scrivo molte mail, ma sono in grado di consultare il Meteo, di leggere le ultime notizie, di partecipare a qualche Blog, di telefonare usando Skype.
          “Imparare dai nipotini!!”: quale nonno in passato avrebbe accettato una simile sovversione delle posizioni, il “mondo alla rovescia?”

        7. Nonna Tullia nota come i nipoti abbiano la capacità di riavvolgere la moviola del tempo, di farci tornar bambini:
          Per me un dolore non ancora superato è stato di vedere il bimbo affidato alle cure di una babysitter, e per di più non sempre la stessa, nelle ore di lavoro della mamma. Infatti mia figlia, preoccupata dei miei doveri di assistenza a mia madre novantenne, pensava in questo modo di alleggerirmi la fatica, senza però tener conto della mia volontà. Per fortuna, col passare del tempo, i genitori del bimbo hanno permesso a noi nonni di tenerlo qualche volta a dormire a casa nostra, e anche di fare qualche breve vacanza o viaggio con lui, il che ci ha consentito di rivivere gioie infantili, che ormai non ricordavamo più. Siamo stati con lui a Venezia, a Roma, a Milano, a Napoli, in Sardegna, sulle Dolomiti e persino ad Atene e a Kos, l’isola d’Ippocrate. A poco a poco in quelle occasioni non solo io, ma anche mio marito avevamo l’impressione di formare ancora una volta una famiglia a tre; e l’amore, che aveva sempre legato noi due, ridiventava giovane e allegro.

           

      5. Rinnovarsi con i nipoti

        1. Sentite come Margherita, una signora di settantotto anni che abita in un paesino del Canton Ticino, è capace di comprendere e valorizzare l’irrequieta nipote, cui scrive questa lettera ironica e dolcissima:

          Cocùuuuu!! Di lettere te ne ho scritte tante! Ricordi quando suonavo il campanello della tua camere e tu non rispondevi perché dormivi invece di andare a scuola? Allora le lettere te le appendevo sulla porta della camera con lo scotch, nella speranza che tu le leggessi. Ora di consigli non te ne dò più. Tanto non servono a niente. La gioventù ti aiuta e anche il tuo ottimismo di fronte alla vita.
          Sei nata una mattina di venti anni fa, sei sempre stata vivace e bellissima e lo sei tuttora, e sempre di più.
          Poi sei cresciuta e ti ho vista con i capelli biondi, neri, rossi, verdi, blu, ultimamente erano lilla! Ti sei anche rapata a zero rimanendo sempre bellissima. Hai messo i piercing, prima sul lobo delle orecchie, poi uno piccolino sul naso, poi sotto il mento e quello era appuntito e dritto come un chiodo. Il perché non me lo hai mai spiegato. Alla fine è arrivato il brillantino sul dente… Quanto eri e sei cocciuta! Quando un giorno ti ho sgridata, mi hai mostrato la lingua dove nel bel mezzo troneggiava… un piercing! Che ribelle! Che paura! Guarda che puoi soffocare se s’infiamma! Ma come fai a mangiare? “Oh nonna, non fare la sega”. E io: “Come mai non ti sei fatta i tatuaggi, questione di soldi?” E tu: “Nonna guarda qui dietro la mia caviglia che bel scorpioncino nero che ho! Viene da Parigi” E io: “ Solo l’ombelico in vista e le tette al vento mi hai risparmiato” E tu: “Lo sai, nonna, che ho il senso del pudore!”
          Da un lato mi facevi soffrire, eri la mia disperazione, dall’altro mi hai concesso di entrare nel mondo di voi giovani perché anche le amiche che ti venivano a trovare erano quasi come te. Sottolineo il “quasi”.
          Tu sempre un po’ più delle altre, con gli occhi truccati a farfalla e gocce di lacrime artificiali che ti scendevano sulle guance… Ti ho spiegato come non rimanere incinta per caso, ti ho detto tutto sulla contraccezione, ti ho parlato dei buoni sentimenti ecc. ecc.
          E tu: “Oh nonna lo so, ho capito, ma tanto UN GIORNO DIVENTERA BISNONNA!!!!”
          Ora sei lontana, in Italia, a scuola di orafa. Pare che finalmente hai trovato la tua strada: cosparsa di oro, argento, perle e gioielli. Sarai la mia consolazione! Ieri ci siamo viste e abbracciate fortissimamente, felici e tu mi hai detto: “Sarai eterna perché, finché sarò in vita, ti parlerò attraverso il profumo di un fiore, un raggio di sole, le stelle di una chiara notte”.
          Forse un po’ ci assomigliamo e tu sai che il mio primo pensiero del mattino è sempre rivolto a te.
          Nonna

           

      6. L’arte di raccontare
        1. Scrive l’autrice de L’arco e la freccia, Diario di una nonna, Anna Maria Sghedoni:
          Sulla saggezza dei nonni e quindi sulla mia, ho grossi dubbi vado di istinto e non è detto che la mia esperienza di mamma sia un supporto scontato. Ogni situazione che riguarda i bambini è sempre nuova, una sorpresa che non ha riscontro in alcuna regola, ammesso che ce ne siano. Mi fa piacere che mi si chieda consiglio, ma il contesto in cui vivono i bambini al giorno d’oggi è troppo diverso e lontano dalla mia mentalità , pur facendo le capriole per capirlo e di conseguenza adeguarmi. Faccio fatica ad inventarmi la disinvoltura dei giovani genitori, che forse è stata anche mia a suo tempo. Considerando tutto però avverto quasi sempre un filo conduttore che si riallaccia, sia pur larvatamente, a quanto credo di aver seminato.

          E, nella Prefazione, a cura di don Sergio Niccoli, si legge:
          La vita non è quella che si è vissuta, ma quello che si ricorda per raccontarla. Se negli scorsi decenni è stato importante liberare la famiglia dalle logiche e dalle dinamiche della famiglia patriarcale, per restituirle intimità e libertà, oggi si avverte la necessità di ridare alla famiglia le radici che la inseriscono in una storia che ha bisogno della continuità tra le generazioni.

        2. Scrive la poetessa modenese Serena Maglietta Pollari (I vincenti, Otma Edizioni, Milano, 2003), ricordando una compagna di classe, espulsa dalla scuola perché ebrea, in ottemperanza alle “ Leggi razziali” del 1938:

          … la scuola elementare, un primo banco/ destinato a noi due, com’era d’uso/ a quel tempo vicine collocare/ le figlie della vecchia borghesia;/ ma un giorno mi trovai sola nel banco./ La mia compagna e due alunne con lei/ s’erano trasferite in altra scuola,/ ci disse la maestra un po’confusa./ Un dubbio mi rimase: quell’amica/ non mi aveva neanche salutato./ Ne parlai con mio padre e quei cognomi/ conosciuti gli tolsero ogni dubbio;/ sussurrò che era assurdo, ma da lui/ non ebbi allora una risposta chiara./ L’OVRA, in quei giorni, ben riorganizzata/ spiava alacremente la città/ sospetta d’occulto antifascismo./ Dovetti rassegnarmi a una compagna/ diversa, ma pensai, con infantile/ vanità, che da sola ormai restavo/ nel mio ruolo di prima della classe/ Soltanto più tardi cominciai/ a capire il motivo del distacco,/…

 

Grazie nipoti!

Sono una ragazza del 68, mamma di Roberta nel 69 e di Tommaso nel 71, separata nel 77, le date parlano della mia storia comune a tante donne, madri e figlie di quegli anni così turbolenti, ma anche così pieni di vita e di passione.

Da allora, se pure ho avuto vari amori, ho sempre vissuto prima con i figli e da più di 15 anni sola, non ho avuto più la voglia di dividere la mia casa, la mia intimità, il mio spazio, così duramente conquistato, con nessuno. Solo da 5 anni, con immensa gioia e commozione ho aperto il mio regno... ai miei adorati nipoti, che non vengono così spesso, ma, quando ci sono io e la mia casa siamo felici

… I nipoti mi hanno travolta e conquistata, è bastata la loro presenza, il loro esserci, perché un ondata di dolcezza infinita, di rispetto, di meraviglia assoluta, mi avvolgesse e riempisse i giorni, le notti, i sogni, e l'anima di una gratitudine immensa, di un amore sconfinato, di una gioia senza precedenti. Ho sempre amato la vita, ma questo diventare nonna è stato al di sopra di ogni aspettativa.

Ancora lavoro con impegno e soddisfazione, ma gli spazi dedicati ai nipoti sono sacri. Il tempo che trascorro con loro, rotolandomi in ogni angolo di casa, cantando a squarciagola, costruendo torri e castelli, facendo versi di animali, raccontando favole, mangiando e bevendo anche le loro pappe, a volte veramente schifose, viaggiando con la fantasia verso mete lontane, la nostra preferita è Timbuctù, giocando sui prati, arrampicandomi sugli alberi e facendo mille altre cose strane e imprevedibili, è la carica per sentirmi giovane anche nel corpo, perché la mia mente e il mio spirito lo sono molto ma molto molto di più.

Cosa fare io per loro, visto che loro fanno così tanto per me? Io sono una certezza, un rifugio caldo e accogliente, un compagno di giochi, un cuscino morbido e liscio da accarezzare e su cui, solo a volte fare pernacchie, è difficile che io dica di no, anche perché con me sono angelici... ma che strana magia è questa dei nonni.

Ma io sono anche la libertà di essere e sentire la verità dentro il loro piccolo cuore. La vera felicità è essere in armonia con se stessi.

Lo so che è difficile, ma ci si deve provare fin da piccoli. Io credo che ognuno di noi ha un grande potenziale, una grande forza, una grande energia che è il dono di ogni esistenza, ma questi regali devono essere lasciati liberi di esprimersi, possiamo sorreggere, a volte consigliare, ma mai obbligare, anche se in buona fede.

Questo è sempre stato il filo conduttore della mia vita, ho preteso, ma anche dato libertà a tutti quelli che ho amato, con i nipoti, confesso c'è un po’ di apprensione in più, ma sarà meraviglioso vedere fiorire il loro fiore, dei colori che loro vorranno e del suo intenso profumo. Io penso che, anche se piccoli, sentono che in me c'è questa grande fiducia in loro, questa grande complicità. Forza cuccioli miei, la vita è splendida e va vissuta a piene mani!!