Autodeterminazione e dipendenza

Sintesi (Versione italiana)

L’età avanzata e le aspettative delle donne

Elisabeth Ryter e Marie-Louise Barben
Berna 2018
Edito da
Gruppo del Manifesto della GrossmütterRevolution

Impressum

Sintesi e incentivo all’organizzazione di gruppi di discussione

Autodeterminazione e dipendenza

L’età avanzata e le aspettative delle donne
(Versione italiana: Monica Gambetta)

Edito da: Gruppo del Manifesto della GrossmütterRevolution
La GrossmütterRevolution è una piattaforma e un think tank per le donne dell’odierna generazione di nonne.

Un progetto del Percento culturale Migros.
www.grossmuetter.ch, www.percento-culturale-migros.ch

Il presente opuscolo è basato sul rapporto (in tedesco):

Elisabeth Ryter, Marie-Louise Barben (2018):
Selbstbestimmung und Abhängigkeit
Erwartungen von Frauen an das hohe Alter

Il rapporto integrale e la sintesi (in tedesco) possono essere scaricati dal sito www.grossmuetter.ch,
o ordinati presso

GrossmütterRevolution
Anette Stade Güterstrasse 141
4053 Basel
+41 61 361 46 46

La sintesi in italiano può essere scaricata dal sito www.avaeva.ch
o ordinata presso

Movimento AvaEva
Valentina Pallucca Forte, coordinatrice
Via Al Moretto 4 6924 Sorengo +41 76 679 07 78
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L’età avanzata – un impegno continuo della GrossmütterRevolution

L’età avanzata e l’invecchiamento sempre più marcato di una porzione importante della popolazione sono dati di fatto. Se ne parla in riferimento ai costi (in aumento), ai posti (insufficienti) nelle case per anziani, alla (incombente) carenza di manodopera qualificata negli istituti di cura o agli (imminenti) oggetti intelligenti che in futuro dovranno essere di ausilio alle persone anziane, ma ben di rado si chiede che cosa ne pensano i diretti interessati.

Negli ultimi anni, il Gruppo del Manifesto della GrossmütterRevolution ha pubblicato tre rapporti sul tema dell’età avanzata:

  • Das vierte Lebensalter ist weiblich. Zahlen, Fakten und Überlegungen zur Lebensqualität im hohen Alter, 2012 (La quarta età è donna. Cifre, fatti e riflessioni sulla qualità di vita in età avanzata. Versione abbreviata con rivendicazioni, 2012);
  • Care-Arbeit unter Druck. Ein gutes Leben für Hochaltrige braucht Raum, 2015 (Assistenza sotto pressione. Per una buona vita nella terza e quarta età. Sintesi e raccomandazioni, 2015);
  • Selbstbestimmung und Abhängigkeit. Erwartungen von Frauen an das hohe Alter, 2018.

Quello che le donne desiderano

L’ultima fase della vita è chiamata anche quarta età. Ha inizio nel momento in cui, a causa di limitazioni fisiche o mentali, gestire la quotidianità senza aiuti esterni diventa, totalmente o in parte, impossibile. L’età avanzata è altresì un universo femminile: con l’aumentare dell’età cresce la percentuale di donne rispetto agli uomini, e pure i professionisti, i volontari e i familiari curanti attivi in quest’ambito sono per circa l’80 per cento donne. Alla luce di questo contesto, il Gruppo del Manifesto ha così deciso di interpellare solo donne per il suo progetto. Nel corso del 2018, si sono 4 tenuti nove gruppi di discussione (focus group) della durata di tre ore composti di sei-otto donne di età compresa tra 55 e 75 anni (in totale 68 donne), a cui sono state poste domande sulle loro idee e sui loro desideri in riferimento all’ultima fase della vita.

Il rapporto integrale Selbstbestimmung und Abhängigkeit (solo in tedesco, circa 80 pagine), scaricabile e ordinabile agli indirizzi indicati nell’impressum, riporta nel dettaglio gli interventi delle partecipanti e contiene molte informazioni di base su tutti i temi affrontati.

Autonomia e integrità

Autonomia, se possibile fino alla fine dei propri giorni. Questo desiderio è il filo rosso che unisce tutte le discussioni incentrate sull’età avanzata. Autonomia nel senso di autodeterminazione quale pretesa nei confronti di sé stessi, ma anche quale richiesta della società a ognuno di noi. L’autonomia totale è però un’illusione, considerato che per l’intera esistenza dipendiamo da qualcuno che si prende cura di noi (mamme, papà, compagni di vita, amiche/amici, familiari, personale di cura) e da oggetti indispensabili per la nostra vita quotidiana e professionale (ad esempio computer, telefonino, lavatrice).

A questo concetto assoluto di autonomia contrapponiamo, rifacendoci alle considerazioni della filosofa e psicoterapeuta Lisa Schmuckli, la nozione di integrità nei rapporti di dipendenza, espressione con la quale essa intende «un senso soggettivo di sé e della comprensione di sé, un’idea di integrità nella consapevolezza di poter essere feriti». L’autonomia e l’autodeterminazione non sono quindi gli obiettivi primari. Si tratta piuttosto dell’essere e rimanere integri nella propria percezione e in quella degli altri.1

1 Schmuckli, Lisa (2016). Autonomie im Alter – abhängige Unabhängigkeit. Interventi tenuti il 14 aprile 2016 in occasione del convegno primaverile della GrossmütterRevolution e il 2 settembre 2016 durante il RegioForum della GrossmütterRevolution a Berna. (https://www.grossmuetter.ch/arbeitsgruppen/arbeitsgruppe-integritaet/impulsreferate-lisa-schmuckli)

Esiti scaturiti dalle discussioni di gruppo

Esperienza con l’età avanzata Le idee sull’età avanzata si fondano pure sul proprio vissuto. Tranne poche eccezioni, tutte le partecipanti alle discussioni di gruppo avevano esperienza di assistenza e sostegno a loro congiunti anziani, nella maggior parte dei casi ai genitori, più di frequente alla mamma. Di loro, soltanto una minoranza si occupava anche della cura (del corpo) vera e propria, un aspetto in genere affidato ai servizi Spitex. Le prestazioni fornite dai familiari erano di aiuto nell’organizzazione della quotidianità (fare la spesa, cucinare, accompagnare, occuparsi di questioni amministrative ecc.) e di natura sociale (visite, consigli, presenza).
L’accompagnamento, intensivo e spesso protratto sull’arco di più anni, all’inizio prestato a domicilio e successivamente per lo più in una casa di cura, era talvolta contraddistinto da sentimenti ambivalenti e situazioni difficili: ad esempio quando si trattava di prendere decisioni che andavano contro il volere dei genitori o quando i ruoli di figlia, nonna, mamma o donna professionalmente attiva entravano in conflitto.
Tutto sommato, però, l’assistenza interfamiliare funziona. Seppure non ci si senta tenuti ad accogliere e curare in casa propria i genitori o il genitore superstite, nella misura permessa dalla propria situazione prestare sostegno e aiuto è considerato un gesto scontato.

Tre scenari

Per ricevere risposte il più autentiche possibile in merito ai temi più importanti, abbiamo lavorato con degli scenari: abbiamo posto le partecipanti ai gruppi di discussione di fronte a una situazione e le abbiamo invitate a reagire.
Le donne sono state così costrette a riflettere anche su situazioni che sperano non si verifichino mai.

1 Abitare

Scenario 1

Le partecipanti sono state invitate a ripensare la loro situazione abitativa in seguito a questioni di forza maggiore, come la ristrutturazione totale dell’appartamento in cui vivono. Quali sono i loro desideri in un caso del genere?

I desideri delle partecipanti sono incentrati sul rimanere il più a lungo possibile nel proprio appartamento, nella propria casa, nel proprio quartiere o nel proprio Comune, perché conoscono bene i negozi e le linee dei mezzi pubblici, e hanno rapporti cordiali con i vicini. Poter rimanere nell’ambiente conosciuto compensa anche gli attuali svantaggi, come l’abitazione in realtà troppo grande, non adeguata alle esigenze di una persona anziana, troppo costosa o troppo impegnativa da tenere in ordine. Numerose interpellate hanno già cambiato la loro situazione abitativa pensando al futuro o perché obbligate, ne sono soddisfatte e possono fungere da esempio per quelle che sono ancora alla ricerca di una soluzione.
Per quanto riguarda i desideri legati all’abitazione, si delineano le seguenti tendenze: un appartamento più piccolo, allestito a misura della persona anziana, ubicato in un quartiere vivace con buone offerte di assistenza oppure in una comunità residenziale, di preferenza intergenerazionale, se possibile con servizi di cura e assistenza nelle immediate vicinanze. Il ricovero in un istituto non è ancora di attualità per la maggior parte delle interpellate. Un centro o una casa per anziani sono tuttavia considerati una soluzione valida per l’ultima tappa della vita. L’elevata importanza ascritta dalle persone anziane al quartiere o al Comune favorisce l’istituzione delle caring communities (comunità assistenziali) che si stanno sviluppando in molti luoghi in Svizzera.
Si tratta di progetti che pongono in primo piano l’aiuto tra vicini e l’impegno della società civile.

2 Assistenza e cura

Scenario 2

Le partecipanti sono state poste di fronte a questa situazione: dopo una seconda caduta, il conseguente ricovero in ospedale e poi in una struttura di riabilitazione, è diventato impossibile gestire la quotidianità senza aiuto. Le partecipanti optano per un aiuto a domicilio o prendono in considerazione il ricovero in istituto? Che cosa desiderano?

Le partecipanti ai gruppi di discussione fanno un distinguo tra cura e assistenza pure quando si tratta delle proprie esigenze, esattamente come hanno già fatto riferendosi ai familiari anziani. Per la cura ci sono i servizi Spitex. Ma per tutto il resto? L’elenco di ciò che l’assistenza, l’accompagnamento, il sostegno e l’aiuto – termini che sovente vengono utilizzati come sinonimi – includono è interminabile: lavori in casa e in giardino, accompagnamento e sostegno per la spesa e per i contatti con autorità, medici e consultori, disbrigo di faccende amministrative, contatti sociali, ascolto, domande, promemoria, essere presenti, lettura ad alta voce ecc. Solo alle specialiste tra loro è noto che le prestazioni di cura sono definite in modo esaustivo e disciplinate dalla legge, e che solo queste sono rimborsate dalle casse malati. Anche alle succitate condizioni, coloro che ambiscono a rimanere a casa nonostante notevoli limitazioni sono in chiara maggioranza. Il loro desiderio è di poter usufruire il più a lungo possibile di un sostegno professionale ambulatoriale. Con questo, le più si riferiscono verosimilmente a servizi Spitex pubblici o di utilità pubblica, dato che solo di tanto in tanto vengono citate altre forme di sostegno. Sui motivi per cui preferiscano esplicitamente non essere curate dai familiari si può solo speculare: un carico troppo pesante, un impegno sproporzionato, una vicinanza eccessiva, mancanza di competenze? Familiari e amiche/amici hanno tuttavia un ruolo ben preciso: sono importanti per i contatti sociali. Quando si tratta però di prestazioni di assistenza concrete, come quelle menzionate, praticamente non vengono mai citati. Qui rimane un vuoto. Le interpellate desiderano che i contatti sociali siano un dare e ricevere volontario e vicendevole tra pari.

3 Demenza

Scenario 3

Le partecipanti sono state poste di fronte alla situazione seguente: il loro stato di salute è gradualmente peggiorato e sono comparsi nuovi sintomi (difficoltà di concentrazione, smemoratezza, problemi a esprimersi). Il medico di famiglia constata una demenza destinata a peggiorare. La capacità decisionale è limitata.

Anche in una situazione del genere le partecipanti ai gruppi di discussione vogliono continuare a dire la loro, coscienti che ciò significa adottare con sufficiente anticipo i provvedimenti del caso. I familiari o altre persone di riferimento devono essere a conoscenza dei loro desideri. Possibili persone di fiducia sono figli o parenti stretti. Per chi non ha figli, la questione è più difficile. La demenza/l’Alzheimer fa paura. A quel punto, la maggior parte delle partecipanti vede come unica soluzione idonea la casa di cura. Le partecipanti vorrebbero continuare a essere percepite come individui ben distinti e trattate con rispetto. Se necessario, le persone di fiducia devono difendere la loro dignità, assicurandosi pure che abbiano un aspetto curato.
Senza che il tema fosse stato sollevato direttamente, si è altresì parlato della morte autodeterminata e quindi del suicidio assistito.

Provvedere per tempo

Alla domanda su che cosa sia in realtà pianificabile, una partecipante ha risposto che in fondo nulla lo è, ma ciò non significa che non bisogna fare piani, trovando così una formulazione probabilmente condivisa dalla maggior parte delle interpellate. Pianificare significa anche assicurare il più a lungo possibile la propria autodeterminazione. In questo contesto, sono emersi chiaramente due aspetti: gli strumenti giuridici e il ruolo dei familiari.

Il testamento biologico è uno strumento di autodeterminazione volto a garantire l’espressione del proprio volere pure in situazioni in cui non si è (più) in grado di agire e/o decidere. È tuttavia un dato di fatto che tali testamenti spesso non sono compilati in misura sufficiente oppure non contengono istruzioni su come procedere in determinate situazioni. È in ogni caso importante consultare uno specialista e di tanto in tanto verificare l’attualità delle proprie disposizioni.
Al momento, è un altro lo strumento assurto al centro dell’attenzione: la pianificazione sanitaria anticipata (Advance Care Planning).
Tra le novità che comporta figura il fatto che deve essere imperativamente elaborata d’intesa con specialisti e familiari, e che le istruzioni che contiene designano l’obiettivo desiderato di un trattamento, obiettivo che a sua volta funge da base per i provvedimenti da adottare.

Un altro strumento di pianificazione rilevante è il mandato precauzionale, il quale subentra quando una persona non è più capace di discernimento. Da un lato definisce chi si deve occupare dei provvedimenti medici e delle loro conseguenze (cura della persona), dall’altro a chi compete la gestione delle questioni di diritto patrimoniale e finanziarie (cura degli interessi patrimoniali).

Per tutti gli strumenti è fondamentale parlarne chiaramente in seno alla famiglia o con amici, conoscenti e coloro che entrano in considerazione come mandatari, sebbene non sia facilissimo. Sono tuttavia tasselli fondamentali per far sì che un giorno la propria volontà sia effettivamente rispettata.

L’ultima fase della vita

I desideri espressi dalle partecipanti pensando all’ultima fase della vita non divergono tanto per i contenuti quanto per l’intensità da quelli espressi in relazione all’abitare, alle cure o all’assistenza. Alla domanda su quello a cui non vorrebbero mai rinunciare hanno infatti dato due risposte: da un lato alle cose quotidiane che rendono la vita degna di essere vissuta (la musica, i libri o la mobilità, anche assistita, affinché resti possibile incontrare 10 persone o stare in mezzo alla natura) e dall’altro ai contatti sociali, alla tutela della dignità e all’autodeterminazione.
Pure da anziane con limitazioni fisiche, magari anche mentali dovute alla demenza, vogliono essere considerate individui con le proprie peculiarità, curare contatti alla pari, se possibile prendere decisioni o partecipare al processo decisionale, nonché evitare di venire trascurate fisicamente ed emotivamente.
Essere considerate soltanto un peso e apparire agli occhi della società esclusivamente come fattore di costo sono ulteriori timori espressi. Altre sono però fiduciose e confidano di beneficiare di una rete di sostegno – privata e sociale.

Trasmettere l’idea delle discussioni di gruppo

Per la GrossmütterRevolution è molto importante che tali discussioni di gruppo vengano organizzate anche oltre il presente progetto, perché a suo parere lo scambio di esperienze, interrogativi e timori in vista dell’età avanzata fornisce un contributo rilevante affinché questa fase della vita e le esigenze a essa connesse vengano percepite in modo maggiormente differenziato – sul piano strettamente individuale, in seno alla famiglia e nel dibattito sociale.
Per questa ragione, la GrossmütterRevolution da un lato sonderà altre possibilità di offrire simili occasioni e dall’altro sosterrà donne e uomini desiderosi di organizzare gruppi di discussione del genere.

Vi piacerebbe partecipare a una tale discussione di gruppo? Volete organizzarne una?

Ecco di seguito alcune indicazioni e un suggerimento.

Obiettivo delle discussioni

Autodeterminazione e dipendenza sono temi che acquistano importanza con l’avanzare dell’età fino a diventare determinanti. Parlarne può servire a riflettere su come desideriamo sia l’ultima fase della vita e quali siano i limiti della pianificabilità.
In piccoli gruppi composti di persone con interrogativi simili o identici e in un contesto protetto è possibile dar voce anche a preoccupazioni e paure. Possiamo inoltre imparare gli uni dagli altri: che cosa hanno già fatto altri? Come posso affrontare un determinato problema? Dove trovo consigli e sostegno? Come affronto questi discorsi con la mia famiglia?

Temi, domande, scenari

  • Per il nostro progetto, ci siamo orientate alle seguenti domande principali.
  • Esperienze e conoscenze: quali esperienze con l’accompagnamento di persone nell’ultima fase della vita e quali conoscenze sulle offerte di sostegno hanno le partecipanti?
  • Abitare: trasloco in vista! Come e dove vorrebbero vivere le partecipanti nell’ultima fase della vita?
  • Cura e assistenza: da chi desiderano ricevere aiuto, sostegno, accompagnamento e cure quando non saranno più in grado di gestire autonomamente la quotidianità?
  • Capacità decisionale/demenza: quali timori e paure scatena la demenza nelle partecipanti? Come e da chi vorrebbero essere curate, assistite e accompagnate dovesse insorgere una tale malattia?
  • Pianificazione tempestiva: che cosa possono fare le partecipanti oggi affinché domani i loro desideri siano rispettati? Quali sono i limiti della pianificabilità?

Naturalmente sono possibili altri argomenti chiave e priorità.

Esempio di scenario incentrato sul tema della cura e dell’assistenza

Senza aiuto non ce la faccio più

Immaginate lo scenario seguente: A casa (vecchia o nuova) inciampate nel bordo di un tappeto e cadete così malamente da rompervi l’anca. Finite in ospedale, dove vi operano. Dopo l’ospedale, andate per due settimane in riabilitazione con fisioterapia, accompagnamento medico e pensione completa. Di nuovo a casa, tutto (i lavori domestici, la spesa, i contatti sociali) vi costa molta più fatica ed è più impegnativo di prima.
Vi sentite meno sicuri e nemmeno la memoria è quella di una volta. Alla fine, succede quel che doveva succedere: cadete di nuovo e finite un’altra volta in ospedale. E dopo questo secondo ricovero?

Siete ancora in pieno possesso della vostra capacità decisionale, ma vi accorgete che senza l’aiuto di qualcuno, è difficile – o impossibile? – continuare a vivere a casa. E ora?

Organizzazione

  • Gruppo di discussione: discussione su un argomento specifico con un dato numero di partecipanti condotta da una moderatrice sulla base di linee guida con domande aperte. Familiarità ed estraneità hanno lo stesso peso: nel gruppo dovrebbe instaurarsi un’atmosfera di fiducia, ma un’eccessiva familiarità tra i partecipanti può tuttavia essere controproducente. È auspicabile che tra i partecipanti nasca una discussione. I gruppi di discussione possono far emergere relativamente in fretta un’ampia gamma di opinioni, anche controverse.
  • Gruppo mirato: in linea di principio persone tra i 60 e i 75 anni. È importante che il gruppo sia ben assortito. Si raccomanda di evitare un’eccessiva eterogeneità.
  • Dimensioni del gruppo: tra sei e nove persone. In un gruppo molto piccolo non si sviluppa un dinamismo sufficiente, in un gruppo troppo grande non tutti riescono a esprimersi a sufficienza.
  • Durata della discussione di gruppo: due-tre ore secondo il catalogo di domande. Tre ore (inclusa una pausa) sono il limite massimo per i partecipanti più anziani. È essenziale rispettare il limite di tempo dato.
  • Conduzione/moderazione: deve essere leggera ma decisa affinché effettivamente si discuta delle domande centrali. Una conduzione a due è utile per riuscire ad attenersi ai temi e rispettare i tempi.
  • Confidenzialità: è fondamentale. Quello che viene detto nel gruppo resta nel gruppo.
  • Giro di presentazioni: da fare brevemente prima di affrontare i temi previsti.
  • Riscontri al termine: in che misura la discussione è stata utile? Che cosa è mancato?
  • Se sono previsti più gruppi, può eventualmente valere la pena svolgere dapprima la discussione con un gruppo pilota e raccoglierne i riscontri.

Sostegno

La GrossmütterRevolution è volentieri a disposizione per quanto segue:

  • ricerca di persone desiderose di partecipare a un gruppo di discussione;
  • ricerca di gruppi di discussione per persone che vorrebbero parteciparvi;
  • consigli e consulenza sullo svolgimento;
  • ordinazione di documentazione (rapporto e sintesi in tedesco)

Contatto: Anette Stade
Capoprogetto GrossmütterRevolution Güterstrasse
141, 4053 Basilea
+41 61 361 46 46
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Il Movimento AvaEva è volentieri a disposizione per quanto segue:

  • ricerca di persone desiderose di partecipare a un gruppo di discussione;
  • ordinazione della sintesi in italiano

Contatto: Valentina Pallucca Forte
Coordinatrice Associazione Movimento AvaEva
Via al Moretto 4, 6924 Sorengo
Tel +41 76 679 07 78
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Autodeterminazione e dipendenza

Dove passerò la mia vecchiaia?

A quali condizioni invecchierò?

Come deve essere la mia ultima fase della vita perché possa sentirmi bene?

Prima o poi queste domande si pongono a tutti. La presentazione mira a sollevare una riflessione sul significato della qualità della vita durante il processo di invecchiamento. Benché i percorsi di vita siano molto differenti fra gli individui, con profili di fragilità e dipendenza molto variabili, domina in generale l’affermazione di aspetti esistenziali: il desiderio di padroneggiare le scelte e le decisioni riguardanti la propria vita (autodeterminazione), il bisogno di riconoscersi fedeli a sé stessi nel corso della propria storia biografica (sentimento di coerenza identitaria) e il desiderio di essere percepiti dagli altri come delle persone degne di rispetto e competenti (senso di autoefficacia e dignità).

La presentazione si baserà su risultati di ricerche presso anziani che vivono soli a casa, effettuate dalla oratrice in collaborazione con ricercatori del laboratorio di insegnamento e di ricercha “Vieillissement et Santé” della Alta Scuola della Salute La Source a Losanna, come pure su recenti lavori concernenti l’abitare in alloggi alternativi alle case per anziani.

Maria Grazia Bedin Professoressa associata HES-SO, Istituto e Alta Scuola della Salute La Source, Losanna

Artiste - La maturità coincide con la creatività?

Patrizia Cattaneo Moresi

Artiste – La maturità coincide con la creatività?


L’anzianità è una fase della vita umana particolarmente sensibile, caratterizzata da dinamiche di mutamento fisiche, psicologiche, finanziarie, sociali, identitarie delicate, soprattutto per quanto riguarda l’universo femminile. Le differenze tra uomini e donne sono considerevoli, purtroppo sia durante tutto il corso della vita adulta, sia nella terza e quarta età1: generalmente le donne over 65, e soprattutto over 80, vivono più a lungo degli uomini, in gran parte sole e mediamente trascorrono più tempo nelle residenze. Di pari passo ai cambiamenti che gli anziani sono costretti a subire, come i limiti fisici, mentali, psicologici, economici che potrebbero compromettere autonomia e autodeterminazione dell’individuo, sopraggiungono delle necessità che diventano imprescindibili in epoca contemporanea. Il bisogno di aggregazione, di riconoscimento sociale, l’essere attivi nella propria comunità, l’abitudine all’impegno quotidiano, lo sviluppo delle proprie passioni, sono punti fondamentali della vita, ancora di più in età inoltrata.

Ai giorni nostri, fortunatamente, la figura della donna, i suoi compiti e i suoi bisogni sono cambiati rispetto alle generazioni precedenti. La nostra società, per secoli, ha mantenuto un’impostazione ideologica matriarcale ma maschilista, confinando la donna in determinate categorie; essa, nella maggior parte dei casi, ha sempre avuto un’importanza circoscritta all’ambiente familiare, attraverso il mantenimento e la gestione della casa, la crescita e l’educazione dei figli, il compito di tramandare usi e costumi della società e dei nuclei minori, l’appoggio fisico e psicologico dato ai propri cari: la colonna portante, il sostegno primario della famiglia. Negli ultimi decenni, invece, la figura femminile ha vissuto una rapida emancipazione in ambiti lavorativi e sociali, dando finalmente alla donna nuovi diritti e possibilità – almeno a livello ideologico, in quanto sappiamo che nella realtà dei fatti questo processo è ancora in atto, a volte in modo difficoltoso, e solo in determinate società. La donna, tuttavia, non ha mai realmente abbandonato la condizione di relegazione domestica e familiare, ma ad essa ne ha accostata una nuova: la possibilità della carriera, dell’affermazione individuale e comunitaria indipendentemente dalla creazione di una famiglia e dalla procreazione dei figli.

Nel mondo dell’arte, l’emancipazione femminile è stata fondamentale. Le donne si sono dimostrate, al pari degli uomini, interpreti e mediatrici dei bisogni, dei sentimenti e delle pulsioni degli esseri umani. I temi della sessualità, del corpo, del sentire, dell’affermazione identitaria, del riconoscimento sociale, delle origini e dell’ereditarietà, molto cari al XX e al XXI secolo, legano a doppio filo la condizione di genere e di età e l’espressione artistica. L’arte e il fare arte sono necessità inesauribili per tutto l’arco della vita, ma durante la terza età, quando occupazioni e impegni quotidiani vengono meno, possono diventare bisogni sostanziali. L’anzianità vanta una distensione riguardo le strutture, i rapporti e le convenzioni sociali, a volte estremamente macchinosi e contorti, e questo rende l’individuo più libero di esprimersi nei confronti della propria vita e degli altri.
La donna possiede una capacità creatrice, utile al processo artistico, a cui l’uomo non può aspirare. Non si sta parlando della necessità o della realizzazione personale della donna nel diventare madre obbligatoriamente: spesso quest’obbligo è imposto dalla società, dai maschilismi ancora in atto nella mentalità moderna. Si sta parlando della possibilità fisica della donna di creare: il corpo femminile è predisposto a questa azione, alla trasformazione, all’accoglienza, alla crescita, alla cura, indipendentemente dalla fertilità o dai desideri materni. Questa capacità femminile è l’esemplificazione del fare artistico2.
Anche durante l’anzianità il concetto di corpo e di rapporto con esso è importante e attuale, e, ancora una volta, soprattutto per il genere femminile: la donna ha già adempito al ruolo di madre, o non è più obbligata a farlo, e le riflessioni sul suo corpo vertono quindi su temi completamente differenti, privati, intimi. I segni del tempo, i cambiamenti imposti dall’invecchiamento, la riscoperta di se stesse e della sessualità, i nuovi modi dell’uso del corpo.
Per questi motivi, le donne attive artisticamente in età inoltrata ricoprono un ruolo sociale e culturale di rilevanza. Non solo le ricerche si rinnovano, trovando nuovi obiettivi e nuovi temi da trattare in fronte ai cambiamenti vissuti e subiti, ma è il concetto di processualità dell’arte il vero punto saliente, e, soprattutto, ciò non riguarda solo gli artisti, ma tutti i tipi di individui e, cosa ancora più importante, anche le persone soggette a patologie, malattie e difficoltà fisiche e psicologiche che possono subentrare con l’avanzare dell’età.
È comprovato che i processi artistici, come quello pittorico, scultoreo o ceramico, siano valide attività non solo ricreative, di svago, o di creazione ed espressione a livello personale, ma siano  estremamente terapeutiche. Ad esempio, come riportato dal documentario I Remember Better When I Paint di Eric Ellena e Berna Huebner3 e supportato da uno studio del 20164, i soggetti anziani affetti da Alzheimer riuscirebbero a preservare la capacità di dipingere nonostante la malattia, e che l’azione creativa sia calmante e benefica; durante l’anno corrente una pubblicazione del International Journal of Geriatric Psychiatry ha dichiarato che “il dipingere, e in generale i processi artistici, aumentino le funzioni cognitive, le capacità quotidiane e che migliorino i comportamenti e i sintomi psicologici degli anziani affetti da demenza”5. In Gran Bretagna sono già presenti numerosi workshop e attività promossi da musei, associazioni e gallerie che utilizzano l’arte, la sua osservazione e l’azione pittorica in modo terapeutico.

“You bring a person who is suffering perhaps from Alzheimer’s, you put them in front of a painting, somehow the painting says something to them. Somehow they begin to have a dialogue with the picture.”6

La dimensione fisica, materica del creare porta in sé qualcosa di primitivo e istintivo che cattura l’uomo, e in particolare l’artista, da sempre. Per questo, anche la ceramica è ritenuta un’attività affascinante e altamente terapeutica, grazie alla sua natura manuale e spontanea. Lo psicoterapeuta Joshua K.M. Nan ha condotto uno studio nel 2016, affiancato da Rainbow T. H. Ho, professore dell’Università di Hong Kong, pubblicato sul Journal of Affective Disorders nell’aprile 2017 riguardo l’utilizzo della lavorazione dell’argilla e della ceramica come terapia negli adulti affetti da depressione.7 Anche in questo caso, è stato provato che l’attività prolungata sia utile a ridurre le problematiche giornaliere dei pazienti, apportando miglioramenti nelle attività quotidiane, generando emozioni, stati d’animo e ricordi positivi:

"The experience of witnessing how clay transcends into a beautifully glazed ceramic art piece after firing is parallel to the transformative process of discovering an artist’s identity after carrying a
stigma of mental illness.”

La terza età è considerata l’età della saggezza, delle conoscenze solide: in realtà non è altro che una delle fasi della vita, e come tale possiede le sue certezze e i suoi dubbi, le sue insicurezze e le sue problematiche; esse vanno trattate e affrontate, e l’arte è uno dei mezzi che gli esseri umani hanno a disposizione. La ricerca artistica è infinita e adattabile a tutti i tipi di individui, di qualsiasi estrazione sociale e provenienza geografica, e risponde a molteplici bisogni.
Il lascito e l’educazione sono sicuramente due componenti rilevanti. Giunte alla fase finale della propria vita, le artiste si pongono spesso nella condizione di insegnare, di lasciare delle conoscenze scoperte e custodite, e questo impone loro un lavoro incessante e una continua riscoperta dei codici e dei propri rapporti con la società. Il linguaggio e i temi devono adattarsi ai tempi e alle nuove convenzioni, rinnovando anche i concetti di ereditarietà, del tramandare alle generazioni successive le tradizioni, le storie, le liturgie, il costruire, il creare. In particolare, questo sembra un compito molto sentito dalle donne, che si pongono come maestre, madri protettive nei confronti delle giovani personalità.
Parallelamente, la ricerca individuale è un elemento da cui l’artista non può prescindere: non parla soltanto del mondo, dell’ambiente e delle persone che la circondano, ma soprattutto di se stessa e della sua mediazione dell’universo in cui è posta.
A volte le artiste non si pongono in una condizione di chi possiede conoscenza e che ha quindi il dovere di divulgarla, ma al contrario come qualcuno che non ha ancora raggiunto l’obiettivo della propria ricerca, e che quindi non può essere in grado di insegnare agli altri; è sbagliato quindi credere che a priori, un artista abbia il dovere di - per così dire - “passare il testimone”.

Per questi motivi, oggi ci poniamo la questione: la maturità coincide con la creatività? Perché alcune tra le artiste più importanti dell’ultimo secolo hanno raggiunto la notorietà solo in età avanzata? Come è cambiato il loro operato con il passare del tempo? Sono accomunate dagli stessi principi e dagli stessi scopi?

Artiste (per i dettagli v. la presentazione)
Louise Bourgeois
Yayoi Kusama
Marina Abramović
Georgia O’Keeffe
Niki de Saint Phalle
Carol Rama
Meret Oppenheim
Marianne Werefkin

Corsi e attività consigliate (per i dettagli v. la presentazione)

 

Note:

1) Si intende con quarta età un concetto ampio e poco definito: esistono persone sotto i settant’anni che dipendono da cure e abitano in residenze per anziani, e centenari che vivono ancora autonomamente. La quarta età è la fase della vita che precede la morte. È diversa per ognuno e può avere durate differenti; può anche non manifestarsi del tutto. La quarta età comincia quando le limitazioni fisiche o mentali rendono difficile o impossibile gestire la vita quotidiana senza aiuti esterni.
2) Quando si parla di sensibilità straordinaria negli artisti si parla anche di questa capacità espressiva che riguarda l’atto di creazione.
3) Alla cortesia di I Remember Better When I Paint: Treating Alzheimer’s Through Creative Arts.
4) Compiuto dai ricercatori svedesi Boo Johansson e Emelie Miller.
5) https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-doctors-making-art-help-combat-alzheimers
6) Tony Jones, Presidente del Kansas City Art Institute (precedentemente presidente di The School of the Art Institute of Chicago),
in I Remember Better When I Paint.
7) https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-creating-ceramics-help-combat-depression