Sintesi atelier maltrattamento 2022

 Atelier maltrattamento 2022

 

Questo progetto nasce il 13 ottobre durante il Convegno sui maltrattamenti: in seguito il 23 novembre alla Casa del Popolo, su richiesta di alcune AvaEva, abbiamo considerato la possibilità di organizzare ulteriori incontri per poter dibattere e approfondire in un piccolo gruppo questo tema.

In un primo incontro fra Raquel e Odille, mettiamo sul tavolo, vincoli e risorse di entrambe onde poter valutare la fattibilità della realizzazione dell’ipotesi d’intervento.

Viene così definita la struttura basica che in grandi linee riportiamo di seguito.

  1. Poter offrire un’occasione di riflessione che pur avendo la base sul punto d’arrivo

del 23 novembre, si prospetti in avanti con qualche “novità”.

  1. L’idea era quella di iniziare gli incontri con un imput esterno (testo, fiabe, ecc) per

mettere in luce e far emergere gli aspetti pratici e singolari delle partecipanti, che a sua volta con la messa in comune delle riflessioni emerse avrebbero integrato le proprie idee.

L’ipotesi iniziale prevedeva 2 incontri pomeridiani ravvicinati onde meglio approfondire le riflessioni, da realizzarsi a febbraio dalle 14.00 alle 17.00 alla Casa del Popolo a Bellinzona. Il gruppo avrebbe dovuto essere composto  da un minimo di 6 partecipanti ed un massimo di 12.

 

Il giorno 8 febbaio e in presenza di 10 partecipanti ha avuto luogo il primo incontro.

Dopo l’accoglienza delle partecipanti il gruppo è stato invitato a effettuare una breve presentazione personale seguita dalla presentazione dell’attività odierna (orario di lavoro e pausa, modalità di svolgimento, regole per la discussione.

In seguito ad una breve definizione delle fiabe, ogni partecipante ha ricevuto un foglio con la Fiaba cinese “Fortuna sfortuna”, un foglio in bianco e  matite colorate .

Abbiamo letto ad alta voce la fiaba e abbiamo invitato le partecipanti ad usare il foglio per “fermare le prime impressioni” scegliendo 3 aggettivi/parole per esprimere gli attributi che secondo loro determinavano maggiormente e aiutavano a definire la fiaba appena ascoltata .

Fra i concetti emersi che venivano riportati nella lavagna c’erano: imprevedibile, autocontrollo, fiducia, destino, speranza, libertà, solidarietà, vicinanza, ottimismo, …..

Segue una discussione libera alla fine della quale si effettuerà la pausa, previa avvertenza che il tema al ritorno della pausa verterà sulla figura della “moglie del contadino”.

Questa scelta si basa sul fatto che nel parlare della moglie “le partecipanti entrano” nella loro persona, quindi l’accento viene posto sul personale. Alla fine viene posto un quesito  “quale ritengono sia stata la maggiore acquisizione personale degli ultimi anni” .

 

il giorno 15 febbraio le partecipanti erano 10 e dopo l’accoglienza sono state informate del contenuto (in questo caso il Mito), sul quale avrebbero lavorato e sulla differenza fra mito e fiaba. Hanno ricevuto il foglio con scritto il mito ed un post-it per “fermare le prime impressioni”.

Le considerazioni espresse erano ricche di osservazioni, critiche, severi giudizi, pareri, opinioni, verdetti, disapprovazione, censure, …

E' seguita la discussione su quanto emerso da ciascuna e dopo la pausa è stato richiesto a ciascuna di scegliere uno dei personaggi del mito e di raccontare al gruppo ciò che lei stessa avrebbe fatto e non fatto al suo posto e perché.

 

In fine le partecipanti sono state sollecitate ad esprimere i desideri per il futuro di questo gruppo e per conoscere se le aspettative finora erano state colmate.

Le partecipanti hanno usato espressioni positive riguardo al gruppo, alla condivisione, all’attività, all’accoglienza, quindi avrebbero voluto poter proseguire.

 

il giorno 10 maggio  l'incontro si è tenuto alla Bibliobaobab e le partecipanti erano 6.

Facendo riferimento ad alcune osservazioni emerse durante l'ultimo incontro viene introdotto il tema dell'Empatia e richiesto, come consuetudine, di scrivere su post-it le proprie osservazioni/ impressioni  sull'empatia e che cosa significhi essere empatici per poi condividerle.

Durante la messa in comune sono emerse parecchie interessanti e profonde osservazioni

che si riferivano essenzialmente ai rapporti di coppia e/o con i figli .

Essere empatici è:

. ascoltare per davvero, con i sensi, le emozioni

. ascoltare senza aspettative, lasciando spazio e tempo, senza sovrapporsi all'altro e non

  essere invadenti,

. servirsi dell'animo ed evitare la logica,

. mettere al centro l'altro, identificarsi, mantenendo però le distanze,

. comprendere i propri limiti

 

Parole chiave: ascolto attivo e non giudicante, identificazione, rispetto, emozioni, autoconsapevolezza, comunicazione adeguata, mantenere le distanze, che hanno portato le partecipanti ad altre riflessioni.

 

Empatici si nasce o si diventa ?   Che cosa succede quando manca l'empatia ?

I punti più rilevanti, condivisi da tutte sono stati la necessità di lavorare su se stessi e sulle proprie capacità emozionali per essere in grado di lasciare "sedimentare le cose" e poi trovare le parole e il momento per comunicare e che se manca l'empatia viene a mancare il rispetto.

Al momento del congedo viene consegnato a tutte un articolo di Claudia Crivelli " l'empatia e noi" pubblicato su Cooperazione e proposto di parlarne durante il prossimo incontro.

 

Il giorno 17 maggio l'incontro si è tenuto ancora alla Bibliobaobab e le partecipanti erano 5 (una ammalata).

All'inizio dell'incontro una partecipante ha portato una parola nuova Alessitimia

L'analfabetismo emotivo o alessitimia é un costrutto psicologico che descrive una condizione di ridotta consapevolezza emotiva, che comporta l'incapacità sia di riconoscere sia di descrivere verbalmente i propri stati emotivi e quelli altrui.

Parola che dà lo spunto per diverse riflessioni.

 

In seguito, richiamando la lettura dell'articolo di Claudia Crivelli, è stato chiesto alle partecipanti di esprimere le loro impressioni.

E' emersa anzitutto la considerazione che a volte si può essere troppo empatici !

Quando ci carichiamo dei problemi e della sofferenza degli altri in modo esclusivo,

quando empatia non è reciproca, quando ci porta ad annullarci e non riusciamo più a distinguere tra le esigenze dell'altro e le nostre, corriamo il rischio di soffrire, diventare vulnerabili e … rischiamo magari di diventare aggressivi o di "maltrattare" .

 

Rilanciando le parole di una partecipante (oggi assente) :

" Dobbiamo mantenere una certa distanza, dosare la nostra empatia, proteggerci"

E’ stato chiesto che cosa possiamo fare e come per evitare queste sofferenze, questi rischi, per ristabilire relazioni equilibrate/serene con i nostri cari.

Molteplici, sentiti e molto interessanti gli interventi e le osservazioni:

mettere e mettersi dei limiti, avere empatia verso se stessi, la solitudine e la calma sono utili per ricaricare le nostre energie, ritagliarsi degli spazi tutti per se, in un luogo e momento della giornata non è egoistico.

Viene condivisa è ritenuta molto importante l'osservazione seguente :

Evitare di “esaurire le batterie” ci permette di prendersi cura di noi stesse e degli altri nel migliore dei modi e possiamo essere più efficaci nelle nostre relazioni.

 

Considerando che nuovi confini e più fluidi nelle relazioni ci permettono di coltivare le nostre passioni, è stato chiesto ad ognuna di esternare le proprie passioni.

Con un caffè preso in Piazza Magoria il gruppo si congeda, con note positive e… buoni propositi !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maltrattamento delle persone anziane

Perché l’Associazione AvaEva intende occuparsi del tema degli abusi e dei maltrattamenti ?

Ci sono atteggiamenti, gesti, episodi che ci si pente di aver realizzato.

Ma non sempre è possibile rimediare; ad esempio dopo aver compiuto uno sgarbo, offeso un genitore anziano, magari afflitto da demenza, ecc.

In questo caso nessun pentimento è in grado di cancellare l’atto compiuto, nonostante possa essere la conseguenza del proprio sovraffaticamento o della propria sensazione di impotenza di fronte ad una situazione difficile e talvolta impossibile da accettare.

Per meglio poter circoscrivere quali sono i comportamenti che ci indicano che siamo di fronte a un maltrattamento, ad atti di violenza o a un abuso, e onde evitare di far riferimento soltanto alla violenza fisica o psicologica in generale, ci siamo avvalsi del vocabolario.

Abbiamo così potuto appurare che fanno parte dei maltrattamenti l’offesa, l’umiliazione, l’ingiuria, lo sgarbo, l’aggressività, la brutalità, la veemenza, il torto, la prepotenza, la sopraffazione, il sopruso, la coercizione, l’impeto, la forza, e infine la violenza e la sevizia.

Viceversa risultano sinonimi di abuso l’eccesso, la smodatezza, la sopraffazione, la prepotenza, la prevaricazione, il sopruso, ecc.

Il sostantivo violenza da un punto di vista antropologico e psico-sociologico significa l’uso
della forza fisica, delle armi o delle provocazioni per imporsi, mancando di rispetto per il volere altrui e/o per volontà propria.

In Svizzera, la violenza e i maltrattamenti ai danni delle persone anziane sono una realtà spesso ancora sottaciuta, sulla quale si preferisce glissare, o meglio coprire gli episodi trovando delle giustificazioni nel caso in cui diventino inesorabilmente evidenti o vengano alla luce.

I dati, tuttavia, sono difficilmente equivocabili: 300.000 persone in età avanzata sono vittime di violenze, che nell’80% dei casi avvengono tra le mura domestiche.

Ciò non significa che nelle strutture specializzate non si registrano abusi; generalmente questi sono dovuti ad esempio alla carenza di personale formato appositamente, o al suo frequente ricambio.

Ci permettiamo di sottolineare che la vergogna che non lascia scampo a chi maltratta accomuna quest’ultimo al maltrattato, che sovente non parla di quanto è successo e non sa a chi rivolgersi per condividere l’accaduto oppure per domandare aiuto.

Si assiste oggi alla tendenziale crescita demografica della popolazione di età avanzata che ha posto la società di fronte al problema dell’assistenza agli anziani. La persona in età senile frequentemente si trova, alla fine, a perdere la propria indipendenza per molteplici ed eterogenee motivazioni: egli giunge quindi ad instaurare rapporti di dipendenza, che possono essere di tipo domestica, medico-igienica, motoria e socio-emotiva.

Quando all’anziano sorgono gravi patologie, peggiorano quelle preesistenti, oppure si trova ad affrontare la solitudine in seguito alla vedovanza o compaiono disagi economici, si trova a ricadere in una condizione che lo rende dipendente da altre persone. La soluzione più immediata e solitamente più accettata dall’anziano stesso, è la sua sistemazione nella famiglia dei figli o dei parenti più prossimi.

Questa accoglienza che per l’anziano rappresenta “sentirsi protetto”, può comportare non pochi problemi dal punto di vista prettamente pratico: le prime considerazioni da prendere in esame riguardano le persone che si impegnano alla presa a carico e alla cura dell’anziano dipendente.

Da un punto di vista sociale, l’inserimento di un anziano dipendente in una famiglia moderna necessariamente già ben organizzata dal punto di vista temporale, logistico ed economico, può determinare una situazione di disagio nei familiari, che devono modificare le regole quotidiane di funzionamento.

Tutti i cambiamenti causati dal arrivo del “nuovo membro della famiglia” potrebbero portare il nucleo famigliare a considerarlo come “estraneo” e “violatore della loro privacy familiare”,

aspetti che inevitabilmente portano ad accentuare gli eventuali conflitti preesistenti.

La famiglia attuale è nucleare (genitori che lavorano entrambi e spesso con un solo figlio), che vive in uno spazio contenuto e che spesso consuma un pasto al giorno fuori casa.

Ulteriormente, una condizione di disagio si riscontra frequentemente anche nell’anziano stesso, il quale può arrivare a considerare se stesso, soprattutto se non completamente autosufficiente, come un gravoso onere per il caregiver*.

Per di più infatti per accudire il “nonno o la nonna” uno dei figli di questi ma che contemporaneamente è diventato genitore, deve interrompere il lavoro con una perdita economica anche gravosa. In questo modo l’anziano da risorsa come era in passato, passa a rappresentare un motivo di difficoltà in aggiunta per tutta la famiglia.

Se oltre a ciò aggiungiamo che l’anziano è affetto da demenza, diventa un serio problema sia per la famiglia ospitante sia in caso di collocamento in istituto, dove alcune segnalazioni indicano che i pazienti spesso soli, con turbe psichiatriche o cognitive e frequentemente privi di sostegno familiare, sono maggiormente correlabili a situazioni che possono sfociare in un “maltrattamento”.

La seconda “Assemblea mondiale sull’invecchiamento”, svoltasi a Madrid nel 2002, è la testimonianza di una crescente attenzione agli abusi sugli anziani, che ha coinvolto un numero progressivamente maggiore di nazioni 13.

Il fenomeno è stato oggetto di approfondimento anche da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2002 ha pubblicato il primo “Rapporto mondiale su violenza e salute”, dedicando un ampio capitolo alla violenza sulle persone in età senile e confermandone la prevalenza del 4-6% dichiarati.

Questi innumerevoli motivi sono posti alla base del lancio della piattaforma nazionale «Vecchiaia senza violenza», nata dalla sinergia tra la Unabhängige Beschwerdestelle für das Alter (Svizzera tedesca), Pro Senectute Ticino e Moesano e alter ego (Romandia). L’iniziativa si rivolge alle persone anziane, ai parenti, a terzi e ai professionisti.

Tramite una helpline chi cerca aiuto viene collegato, a seconda della regione linguistica, ad una di queste tre organizzazioni e può ricevere velocemente sostegno e consulenza. Vengono inoltre messi a disposizione un sito web nelle tre lingue nazionali (vecchiaiasenzaviolenza.ch) e le conoscenze degli esperti, al fine di sensibilizzare e proporre un’offerta di formazioni continue e perfezionamenti.

Il direttore di Pro Senectute Ticino e Moesano, spiega la natura molto diversa tra un maltrattamento a domicilio e uno in un istituto. «In entrambi i casi non è da escludere assolutamente che ci sia uno stress da parte di un operatore o di un’équipe, rispettivamente di un familiare», dice.

Il direttore ricorda comunque che, se la situazione di violenza dovesse insorgere in un istituto, esistono protocolli adottati o in via d’adozione che prevedono una segnalazione interna con conseguente verifica e, se necessario, provvedimenti legati al diritto del lavoro e in alcuni casi di tipo penale. 

Per i motivi summenzionati ed in seguito a qualche suggerimento delle socie, AvaEva ha deciso di progettare un momento di riflessione e di discussione approfondita su questa delicata tematica.

Abbiamo inizialmente interpellato quindi chi in Ticino si occupa da tempo di studiare gli aspetti interni alla problematica, mettendo in luce le interconnessioni fra i soggetti coinvolti, e le eventuali ipotetiche possibilità di interventi atti alla risoluzione della questione.

Abbiamo così direttamente contattato due professioniste che si occupano nel cantone di questa delicata tematica. Il riferimento è rivolto a Carla Sargenti e a Francesca Ravera.

La prima è Responsabile della Formazione Continua e del corso di diploma di Advanced Studies in gerontologia e geriatria della SUPSI nel DEASS, mentre la seconda è Psicologa e psicoterapeuta, che svolge l’attività professionale a ProSenctute nel servizio di prevenzione e promozione della qualità della vita.

Riteniamo fondamentale sottolineare gli aspetti che differenziano l’approccio di entrambe.

Sargenti fa riferimento prevalentemente all’abuso in ambito famigliare e/o istituzionale, e affronta la tematica con un riguardo speciale a ciò che potrebbero essere i suggerimenti preventivi e le strategie da mettere in atto per far fronte a situazioni di sopruso o di violenza. Ciò è facilmente spiegabile dal fatto che i suoi interlocutori sono operatori socio sanitari formati o in via di concludere gli studi e di raggiungere un diploma.

Ravera viceversa si rivolge più direttamente agli anziani coinvolti in prima persona, oppure ai famigliari e ai curanti che hanno in carico l’anziano in questione.

Proprio questa distinzione in riferimento ai committenti/destinatari della loro azione professionale, ci ha messo di fronte alla possibilità di ipotizzare due progetti sulla stessa tematica ma articolati differentemente.

Il primo progetto “progetto A” è più semplificato in quanto si realizzerebbe in un pomeriggio e sostanzialmente consisterebbe in una relazione da parte della Signora Sargenti a cui seguirebbe una discussione fra le partecipanti. 

La seconda opzione “progetto B” è più articolata, prevede l’intervento di entrambe e occuperebbe inizialmente due pomeriggi con le esperte e altri incontri coordinate da membre del comitato dell’Associazione con esperienza nella conduzione dei gruppi. Questa seconda opzione avrebbe un costo maggiore e non necessariamente dovrebbe concludersi dopo i primi due pomeriggi; anzi si ipotizzano in tutto circa sei incontri.

Questi due incontri iniziali dove come già detto, le due esperte analizzano il problema ma da due differenti angolature, si configurerebbero quali input iniziali ad una serie imprecisata di incontri successivi.
Infatti il progetto B dovrebbe fondare le basi per la creazione di un gruppo di discussione coordinato da uno o più membri del Comitato, che analizzi e approfondisca di volta in volta le varie sfaccettature e le interrelazioni a partire dall’analisi dei casi riportati al gruppo.

Qui sotto la descrizione dettagliata dei due progetti. 

 

 

 

 

Osteoporosi

Progetto Osteoporosi

PREMESSA

Perché intendiamo occuparci dell’argomento?

L’osteoporosi è un problema che affligge molte donne, soprattutto dai 50 anni in avanti.
La nostra Associazione si occupa di temi inerenti le donne della generazione delle nonne, dunque l’osteoporosi è un tema di sicuro interesse per le donne della fascia di età di AvaEva.
Oggi si pensa che alcuni comportamenti e abitudini di vita possano aiutare a prevenire l’insorgere dell’osteoporosi, in particolare il mantenere una vita attiva riveste un ruolo essenziale.
Per questa ragione vogliamo organizzare una  conferenza sul tema e serie di incontri dedicati alla prevenzione dell’osteoporosi.

“Solo in Svizzera, l’osteoporosi colpisce più di 400'000 persone, per lo più donne. L’osteoporosi può presentarsi già in giovane età, ma è prevalentemente un problema di salute legato all’avanzamento dell’età. In Svizzera, a partire dal 50° anno di età il rischio di subire una frattura dovuta all’osteoporosi interessa in media il 51% delle donne e il 20% degli uomini” (fonte: www.reumatismo.ch).

Intendiamo sviluppare questa tematica durante la Tavola Rotonda che seguirà l'Assemblea di primavera 2022.

OBIETTIVI

Diffondere una maggior conoscenza sull’argomento e promuovere la prevenzione dell’osteoporosi attraverso attività fisica.

DESTINATARI

Donne socie dell’Associazione AvaEva e non socie.


MODALITÀ DI SVOLGIMENTO

Abbiamo deciso di strutturare il nostro progetto in due parti distinte.

Parte A: una conferenza preliminare che consentirà di conoscere il tema dell’osteoporosi.
La conferenza sarà tenuta da una dottoressa e da una fisioterapista, che interverranno congiuntamente secondo la seguente tabella.

 

Intervento dottoressa (medico di base): 45 minuti
Domande del pubblico: 15 minuti
Piccola pausa: 15-30 minuti
Intervento della fisioterapista: 1h30 (con dimostrazioni pratiche)

 
Prevediamo una durata di circa 3 ore per la conferenza.

Parte B: rimanere attive e forti per prevenire – incontri di ginnastica

Questa seconda parte del progetto prevede l’organizzazione di 8 incontri in sala sportiva il sabato mattina (1h per ogni incontro).

PROPONENTE

Monika Lechner Pietzko, fisioterapista e membro di Comitato dell’Associazione AvaEva.

conTAKT-net

contakt_net

conTAKT-net.ch permette ai nuovi arrivati di trovare nel sito Internet del proprio Comune, regione o Cantone informazioni pratiche per la vita quotidiana. Questo permette un rapido orientamento e facilita l’integrazione nel nuovo paese. Per raggiungere questo scopo, conTAKT-net.ch ha sviluppato e testato un pacchetto di servizi di promozione, in collaborazione con migranti, specialisti dell’integrazione e autorità. 

www.contakt-net-it.ch

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