Una volta l’anno, solitamente d’autunno, AvaEva organizza un convegno tematico. È l’occasione per le donne della generazione delle nonne di approfondire con l’aiuto di specialiste uno o più temi che le riguardano. I successivi ateliers permettono poi alle partecipanti di ritrovarsi per riflettere e scambiare idee ed esperienze inerenti ai temi proposti. Un momento artistico e conviviale chiude la giornata in un’atmosfera gioiosa.

5° Convegno 2017: Reinventarsi nell'anzianità

5° Convegno: sintesi

Albergo Pestalozzi, Lugano – 26 ottobre 2017

 

Introduzione

Norma Bargetzi, coordinatrice di AvaEva, apre la giornata dando il benvenuto alle presenti ed esprimendo il piacere del ritrovarsi con coloro che già si conoscono e con altre che partecipano per la prima volta. Trasmette i saluti di tante avaeve che per diversi motivi non possono essere presenti.

Il convegno è un tassello importante di AvaEva, un momento per rendere più visibili ma anche per approfondire temi specifici inerenti agli scopi dell’associazione. È un’occasione di arricchimento reciproco, in uno spirito di sorellanza, di condivisone, di curiosità per l’altra, di solidarietà nell’occuparci assieme di temi che ci concernono non solo a livello individuale ma che hanno anche una dimensione a livello collettivo.

Norma Bargetzi ringrazia la fotografa Giosanna Crivelli - che purtroppo non è presente per motivi di salute - per le fotografie che ci ha offerto per il sito. Ringrazia pure l’artista Gabi Fluck per le immagini che ci ha regalato per illustrare diversi momenti di AvaEva.

La “Libreria dietro l’angolo” ha allestito un angolo anche da noi con una scelta di libri inerenti al tema dell’anzianità e della creatività.

Dopo un breve riassunto del percorso fatto dall’inizio nel 2013 come “sorella” del progetto GrossmütterRevolution e il cambiamento avvenuto quest’anno con la costituzione del Movimento AvaEva in associazione autonoma, passa la parola alle membre del Comitato. Romana Camani-Pedrina, Raquel Galli Zirpoli, Frieda Lüscher, Barbara Stämpfli, Regula Stern-Griesser e Anita Testa-Mader si presentano evidenziando la loro motivazione e i progetti nei quali sono attive e che sottolineano gli scopi dell’associazione.

La coordinatrice introduce al tema della giornata: la creatività nell’anzianità. Creatività intesa come capacità di mantenere o riconquistare la flessibilità che ci permette di stare in bilico su un mare mosso di imprevisti per reinventarci quando lutti, cambiamenti fisiologici, precarietà finanziarie e altro sembrano interrompere il flusso dell’energia vitale. Si approfondirà il tema della creatività di donne anziane anche attraverso storie di artiste che hanno realizzato opere importanti nella terza età.

 

Relazioni

  • Dr. phil. Caterina Wolf, psicoterapeuta junghiana:
    Reinventarsi nell’anzianità  > leggi
  • Patrizia Cattaneo, storica dell’arte e direttrice di ARTRUST:
    La maturità coincide con la creatività?
    > leggi > vedi presentazione

 

Sintesi dei colloqui nei gruppi

Nel pomeriggio le partecipanti si sono suddivise in due gruppi per discutere e approfondire tra loro le riflessioni sui temi sollevati dalle due relatrici.

 

Atelier 1 – moderazione Raquel Galli Zirpoli e Romana Camani

L’incontro è iniziato con la presentazione delle 19 partecipanti. Questo primo momento di conoscenza ha anche mostrato quante piccole e grandi occasioni di reinventarsi – talune liete, altre difficili – ognuna di loro aveva già conosciuto nella vita. In seguito, utilizzando i foglietti di carta multicolore e multiforme e i pennarelli disposti sul tavolo, ognuna è stata chiamata a esprimersi in merito al tema della giornata. I foglietti sono poi stati incollati al pannello predisposto e i loro contenuti letti, commentati e condivisi.

Riportiamo di seguito alcune delle riflessioni emerse in riferimento a quanto ciascuna riteneva centrale per sé riguardo al tema della giornata:

L’età da inventare:

  • Viviamo l’età da inventare: la ri-creazione permanente
  • Accettare la propria età come la somma di tutte le età da me vissute
  • Curiosità
  • Avere tanto coraggio

La nostra immagine

  • Si rende necessario poter stanare l’immagine di noi stesse
  • Nel viso c’è tutto il pathos del proprio vissuto

Il trabocchetto delle abitudini

  • Saper rompere con gli schemi e gli stereotipi
  • Essere molto attente alle proprie abitudini e non solo in riferimento alla propria conduzione della vita quotidiana ma anche e soprattutto ai ruoli che ci attribuiscono gli altri e a quelli assunti direttamente da noi stesse

Gratitudine, benevolenza

  • Essere grati a sé e agli altri
  • Siamo ricche quindi vogliamoci bene
  • Sono stata colpita dall’affetto, dal tanto affetto che girava oggi
  • La condivisione contribuisce a mantenerci bene

Vivere in modo ludico

  • Spero di giocare con noi, con i bambini e anche con il mondo

Plasticità del cervello

  • Ho scoperto (a differenza della mia convinzione) che la flessibilità del cervello aumenta con l’invecchiamento

 

Atelier 2 – moderazione Anita Testa-Mader e Barbara Stämpfli

Le ca. 20 partecipanti si sono espresse in merito a quanto più le aveva colpite nelle relazioni, facendo riferimento a situazioni della propria vita passata o a momenti del presente.

Immagini positive:

  • i nipoti ti ri-proiettano nella scuola, nello sport, nel mondo - ti rimetti in gioco senza dimenticare la tua esperienza
  • è un periodo del vivere senza impegni, ci rinnoviamo anche ascoltando le giovani donne piene di voglia di vivere
  • nella casa di noi donne c'è una vita, ci sono tante vite - ora è il momento di disinibirsi, dire basta ai pregiudizi, affrontare le abitudini
  • pensionata; mi sembrava di essere pronta - invece i primi mesi ero disperata, ma mi sono ricreata, ho trovato degli spazi miei; non sapevo come usare il tempo, da due anni ho riscoperto la natura e ho imparato a re-inventarmi
  • per invecchiare e per reinventarsi ci vuole coraggio; nel nostro percorso si incontrano imprevisti con i quali dobbiamo confrontarci - ne vale la pena
  • il tempo si è ristretto ma ho scoperto la libertà e la creatività
  • riscoprire la sessualità: molte si sono rassegnate, ma non è mai troppo tardi

Immagini negative:

  • paura della malattia
  • maggior carico di cura (genitori - nipoti)
  • paura della solitudine
  • paura di non farcela
  • resta poco tempo per progettare

Ogni partecipante ha scelto un termine o una frase che è poi stata scritta su un foglietto. Alla fine queste “nuvolette” sono state incollate su un pannello.

 

In conclusione…

La giornata si chiude con un momento di particolare condivisione attraverso alcune danze in cerchio proposteci da Evelina Baranzini.

“La danza esprime sentimenti di gioia e viene praticata in occasioni felici, soprattutto matrimoni, ma anche nascite e giornate di raccolta.”

Le ultime danze, legate ai fiori di Bach sono accompagnate da due testi:

 

Sweet chestnut ( castagna)

(la danza alternava i dondolii piegate a terra coi dondolii con le braccia in alto)

Aiuta a passare dalla disperazione alla speranza, il messaggio è:

 

“Io credo nella vita 

chiedo l’aiuto di cui ho bisogno

esco dal buio, vado nella luce

mi apro ai cambiamenti e alla crescita.”

 

Elm ( olmo)

( la danza delle donne della Lettonia con i dondolii a spirale nella terra a ritrovare le radici)

Aiuta a superare l’ansia da sovraccarico di responsabilità:

 

“Ho fiducia totale 

rinuncio a essere perfezionista

sono responsabile solo delle cose che scelgo

ho l’aiuto di cui ho bisogno

rinuncio al dover fare tutto.”

 

Connesse attraverso la partecipazione a progetti in corso, l’idea di qualcosa di nuovo che potrebbe nascere, o anche solo attraverso lo scambio di indirizzi, ci si accomiata, confidando nel seguito di questa giornata.

 

Convegno 2013: Relazione di Norah Lambelet Krafft - Ecole des grands parents

Associazione Ecole des Grands-parents - Presentazione di Norah Lambelet Krafft Fondatrice e Presidente dell’Ecole des Grands-Parents, Suisse Romande

Movimento AvaEva Ticino “La scuola dei Nonni: un’associazione dinamica”

 

In questa grande giornata per AvaEva purtroppo io non sono presente personalmente per festeggiare con voi la creazione del vostro movimento al quale auguro molta fortuna di vivere anni belli e colmi di magnifiche esperienze quali noi abbiamo vissuto alla Scuola dei Nonni in Svizzera Romanda.

Sono molto felice di poter partecipare, seppur da lontano, a questo grande giorno. Tengo a ringraziare Norma Bargetzi e Margherita Malè Stolz per avermi associata a questo avvenimento. Un grazie particolare a Margherita che ha avuto la gentilezza e il coraggio di tradurre il testo che ho preparato per voi, essendo il mio italiano di tipo piuttosto casalingo e non letterario.

Le sono molto riconoscente.

 

Vi presento quindi la scuola dei nonni che ha appena celebrato i suoi dieci anni di esistenza. Quando è nato il tema dei nonni e delle relazioni intergenerazionali non era ancora di moda e mi veniva chiesto per quale motivo avessi scelti i nonni come tema centrale della nostra azione. A quei tempi esistevano già parecchie istanze consacrate ai “seniors”, quali Pro Senectute, Avivo, Mouvement des Anciens. Essendo io stessa diventata nonna in quel periodo, avevo constatato che non esisteva niente che fosse veramente destinato ai nonni e che potesse quindi essermi di aiuto nell’assunzione del mio nuovo statuto in seno alla famiglia. E solo alla lunga, nei mesi e negli anni successivi che mi sono resa conto dell’importanza del ruolo che stava assumendo la Scuola dei nonni e che ho scoperto le diverse sfaccettature di questo ruolo così delicato e meraviglioso.

 

Prima di proseguire, perchè aver denominato l’associazione, “Scuola dei Nonni”?

“Scuola dei Nonni” perchè il ritornare sui “banchi di scuola” è una strizzata d’occhi alla vita, è restare giovani!

 

Gli obiettivi dell’associazione “Ecole des Grand Parents, Suisse Romande”, sono i seguenti 

  • Favorire la costruzione e la qualità delle relazioni intergenerazionali.
  • Offrire un luogo, uno spazio di ascolto, di sostegno e di accompagnamento a dei nonni che vivono delle rotture famigliari.
  • Offrire un luogo di incontro, riflessione e di ascolto per condividere, scambiare e progredire insieme.
  • Incoraggiare e favorire la comunicazione all’interno della famiglia e la trasmissione della storia, dei valori e delle radici famigliari.
  • Offrire delle formazioni permanenti, seminari, conferenze, ateliers, ecc.
  • Stimolare il piacere di essere e stare insieme e di riconoscersi nel ruolo specifico di nonni.
  • Tessere dei nuovi legami con persone della stessa generazione e condividere il medesimo statuto nella linea di discendenza famigliare.

 

La missione della “Scuola dei nonni”

La “Scuola dei nonni Svizzera Romanda”, intende agire sui temi seguenti, che figurano negli statuti dell’associazione: 

  • Prevenzione dei conflitti e delle rotture famigliari.
  • Ascolto e accompagnamento delle relazioni intergenerazionali, ossia sostegno delle situazioni relazionali intergenerazionali problematiche (nonni che vengono privati del contatto con i loro nipotini, il problema che è più frequentemente evocato).
  • Formazione continua e riflessione sul ruolo e il posto dei nonni nella società odierna.
  • Organizzazione di incontri e attività intergenerazionali
  • Organizzazione e partecipazione ad azioni collettive concernenti l’adolescenza e le giovani generazioni.
  • Creazioni di rapporti di collaborazione e di sinergie, con diversi organismi che hanno scopi analoghi in relazioni con la famiglia, gli anziani, i giovani genitori, i bambini, gli emigranti. Organizzazioni di azioni comuni.
  • Contatti con le istanze e/o i servizi ufficiali

 

Proposte di attività e prestazioni per rispondere alla nostra missione 

Le attività che noi proponiamo hanno un denominatore comune: chiarire e rafforzare il ruolo e il posto dei nonni nella costellazione famigliare in seno alla società odierna. 

Queste attività che generano dei costi, sono sia gratuite o proposte per una modica somma, sia autofinanziate, grazie alla disponibilità di eminenti specialisti disposti a offrire gratuitamente le loro prestazioni: 

  • Caffè dei nonni: discussione libera su un tema in presenza di un invitato
  • Seminari e ateliers diversi
  • Accompagnamento e sostegno relazionale e professionale
  • Ascolto professionale in tre diverse forme
    • Ascolto telefonico
    • Colloquio individuale
    • Gruppo d’incontro
  • Consultazioni giuridiche
  • Relazioni con i membri, le persone o gli organismi interessati
  • Vendite – esposizioni
  • Attività e uscite intergenerazionali

 

Invece di fare un inventario alla “Prévert” di tutte le nostre attività di tutti gli avvenimenti, di tutto ciò che succede o è successo di formidabile, di difficile, di allegro o di triste dall’inizio fino ad oggi, vorrei condividere con voi le nostre riflessioni, le nostre domande, le nostre constatazioni , i nostri desideri, le nostre speranze.

L’esperienza della “Scuola dei Nonni”, nata 10 anni fa, nel marzo 2003 in presenza di 12 persone, è stata uno dei maggiori insegnamenti della mia esistenza, nonostante il mio lungo percorso professionale nell’ambito dell’infanzia e della famiglia. In egual misura lo è stato per le persone che mi hanno coadiuvata e che mi sono tuttora vicine aiutandomi a realizzare a fondo il nostro progetto. 

Tutto questo ha elargito alla nostra équipe e a me stessa molti insegnamenti, ci ha permesso di vedere, osservare, studiare e capire alcuni aspetti della vita famigliare che non avremmo supposto prima. 

Innanzi tutto abbiamo imparato come i nonni di oggi non siano più le vecchiette con lo chignon a treccine, sedute sulla panchina a sferruzzare o il vecchietto occhialuto con il bastone. La nonna di Cappuccetto Rosso, non aspetta più il cestino con la merenda nella casetta del bosco, forse guida la macchina, lavora e fa le sue spese da sola. Può darsi che usi il computer e lo smartphone, o forse entrambi viaggiano spesso e anche i nonni, gli uomini, sono molto presenti accanto ai nipotini.

Il progresso della medicina e l’allungamento della speranza di vita fanno si che i nonni siano sempre più numerosi, più giovani, più dinamici, più attivi, qualche volta più ricchi e spesso in buona salute. In fine, almeno in linea di massima, hanno più tempo.

I nuovi nonni hanno sviluppato bisogni e interessi diversi da quelli delle generazioni che li hanno preceduti, sperano di vivere con pienezza e di trovare un posto riconosciuto nella società e nella famiglia.

In poco più di un secolo siamo passati da una cellula famigliare allargata, in cui i nonni, zii, zie, cugini e cugine erano parte integrante della famiglia e partecipavano a diversi aspetti organizzativi della vita quotidiana e dell’educazione dei bambini, alla famiglia nucleare di oggi. 

Abbiamo imparato molte cose sul ruolo, il mestiere, lo statuto dei nonni, sulla loro posizione, la loro importanza primordiale e sulla posizione in seno alla famiglia, quella che avevano immaginato, che avrebbero desiderato avere e quella che in realtà hanno o che talvolta non hanno.

Giovani genitori e nonni hanno una visione e delle aspettative diverse sul posto che ognuno di loro avrà quanto arriverà il bambino. Spesso non ne hanno parlato prima o addirittura succede che dei nonni non siano stati informati prima dell’evento.

Il ruolo dei nonni ha fatto un’evoluzione, ha assunto una nuova importanza per effetto dei grandi cambiamenti sociali, quali il mutare dei costumi e delle abitudini parentali, la diversificazione dei modelli e delle forme famigliari, le nuove forme di genitorialità, matrimoni e divorzi (1 coppia su 2), famiglie monoparentali, famiglie ricomposte, decomposte, pacs, matrimonio per tutti, separazioni sempre più spesso precoci.

I nonni hanno dovuto adattarsi a queste nuove realtà che per loro sono talvolta da capogiro. 

Durante i nostri incontri, dialogando con i membri della “Scuola dei nonni” molto abbiamo imparato sull’evoluzione dei rapporti e dei legami tra le generazioni, sul ruolo dei nonni e sulle nuove nozioni riguardanti la “nonnitudine” e le differenze generazionali. 

La nostra società “frantumata” e isolata fa si che i legami famigliari diventino di più in più tenui, le relazioni si sono profondamente modificate, i rapporti sono talvolta fatti di paradossi. Le aspettative e i bisogni di ciascuno sono diversi. La “nuova” famiglia è sovente composta da compagni, dagli amici di Facebbok, Twitter o altre reti sociali. I nonni che si danno ai bambini non fanno più riferimento ai membri della linea famigliare, sono diventati esotici, si riferiscono a nonni di attori di moda o a personaggi di serie televisive. Abbiamo constatato di essere di fronte a una generazione “Kleenex” o “Ikea”, la generazione della società dei consumi, della soddisfazione immediata dei bisogni e dei desideri: tutto e subito, qui e ora. Si compera, si prende, si utilizza, si butta, si rinnovano i modelli scaduti, gli oggetti ingombranti, le persone e, talvolta anche i nonni. 

Nonostante ciò la famiglia resta a tutt’oggi un valore importante in generale per la riuscita della propria vita, non è l’aspetto professionale che è prioritario ma è la famiglia. Si vuole riuscire nella vita di coppia e famigliare, si cerca veramente di fare il proprio meglio. Ciò appare paradossale se si considera il tasso attuale dei divorzi. Ma dal momento che le aspettative individuali si sono considerevolmente rafforzate, le delusioni sono più grandi che in passato. Sia a livello professionale che per quanto riguarda il tempo libero c’è un’enorme pressione sull’evoluzione personale. 

Abbiamo imparato a conoscere i nuovi mezzi di comunicazione, non sempre capendoli e con essi il funzionamento delle giovani famiglie regni di internet, sms, social network che generano facilmente impoverimento e illusione di comunicazione, un mondo colmo di pericoli, di confusione e di malintesi, di danni collaterali e di potenziali conflitti, spesso all’origine di drammi famigliari (Facebook m’a tué, un libro di Alexandre des Isnards e Thomas Zuber) 

Internet è diventato la referenza dei giovani e delle nuove famiglie che cercano e consultano per qualsiasi cosa e su qualunque argomento perfino per capire come occuparsi dei loro bambini, rifiutando spesso i consigli e le informazioni da parte dei “vecchi”, “dei saggi”.

Abbiamo costatato che i nonni sono soprattutto descritti come i “nonni zucchero”, spesso li si accusa di viziare troppo i bambini, di essere troppo permissivi, di immischiarsi troppo nella vita delle giovani famiglie e di essere perfino responsabili di eventuali bisticci famigliari.

Abbiamo scoperto le gioie, le pene, la felicità e i conflitti, le sofferenze e i drammi.

Abbiamo ascoltato le testimonianze di nonni felici, quelle di nonni devastati dal dispiacere e di nonni che di dolore si ammalano, talvolta fino a morirne.

Abbiamo conosciuto e partecipato a studi, ricerche, libri e conferenze. Ma oggi vogliamo soprattutto parlare di ciò che abbiamo scoperto tra i nonni che abbiamo visto e ascoltato.

Durante questi dieci anni abbiamo incontrato persone meravigliose, abbiamo imparato che i nonni sono formidabili, che sono poco conosciuti e spesso poco riconosciuti, è come se facessero parte dell’inventario, sono sovente disponibili e perfino a disposizione senza peraltro avere un posto proprio nella vita famigliare.

Ne abbiamo pure conosciti di bisbetici e lamentosi, raramente dei rivendicativi, degli intrusivi, dei confusionari ma anche dei generosi. Ma abbiamo incontrato soprattutto delle persone ammirevoli e piene di amore per la loro famiglia e per i loro nipotini.

Abbiamo saputo che in Svizzera i nonni curano i loro nipotini, molto spesso (100 milioni di ore ossia 2 miliardi di franchi di risparmi l’anno secondo uno studio dell’ufficio Bass), ma talvolta capita anche che siano tagliati fuori da qualsiasi relazione a causa di conflitti tra loro e i genitori.

 

Abbiamo ricavato la convinzione che i nonni siano degli attori importanti a sostegno della parentalità. Che aiutano e sostengono i loro figli, che sono diventati genitori, nei buoni e nei cattivi momenti, che nei momenti difficili per le giovani famiglie offrono un’occasione di pausa per riprendere fiato, che vogliono del bene e mai del male, che sono un punto di riferimento per i loro nipoti nei periodi di crisi ma anche nei momenti buoni.

 

Abbiamo sentito e constatato che i nonni pensano di fare del loro meglio, che fanno ciò che possono, il più possibile secondo la loro coscienza, anche se sono talvolta maldestri o se sbagliano.

Durante tutti questi dieci anni il filo conduttore della Scuola dei nonni, è stato e resta la riflessione del ruolo e il posto dei nonni, l’apprendimento e la formazione continua nel campo della comunicazione tra le generazioni, la prevenzione dei conflitti famigliari, l’aiuto, l’ascolto, il sostegno e l’accompagnamento nelle situazioni di rottura e nelle sofferenze che ne derivano.

 

Senza pregiudizi in questi casi, senza parteggiare, la nostra porta d’entrata, resta beninteso, quella dei nonni. Insomma, si tratta di una specie di “servizio dopo vendita”

 

Siamo conosciuti e anche riconosciuti come interlocutori di qualità, una referenza importante nell’ambito della famiglia e siamo sollecitati frequentemente per riflessioni o ricerche. Ci viene richiesto di partecipare a diverse azioni intergenerazionali, quale l’attuale campagna della città di Losanna “Io e gli altri”, il cui tema centrale è l’alterità e i rapporti intergenerazionali. Siamo invitati a dare conferenze, a partecipare a progetti quali “Popaie”, un programma di apertura alla partecipazione degli anziani alle istituzioni per l’infanzia presentato a Losanna dalla “Crèche du Clos de Bulle”. Partecipiamo a riflessioni, seminari, gruppi di lavoro e collaboriamo con diversi servizi ufficiali e privati. Siamo spesso sollecitati dalla stampa e dai media su argomenti che trattano le relazioni famigliari e intergenerazionali.

 

Siamo diventati un punto stabile di ancoraggio, un riferimento per molti, un punto centrale per avere delle informazioni, dei consigli, parlare, ascoltare, essere ascoltati, discutere, riflettere, trovare delle risposte, cercare di trovare la giusta distanza tra le generazioni.

 

Impariamo così che, come diceva Dolto: “i nonni devono esserci quando lo si domanda loro e non esserci quando a loro non lo si domanda.”

Spesso sentiamo l’osservazione - “non ho bisogno di una Scuola dei nonni, per occuparmi dei miei nipoti o per fare del bricolage”, o ancora, “non vengo alle attività perché non ho problemi, non ne ho bisogno”.

 

Ma assai sovente, ci viene posta la domanda: “quali sono i miei diritti, non posso vedere i miei nipotini, non li ho mai visti, curavo i miei nipoti e da un giorno all’altro mi è stato proibito, mio/a figlio/a ha divorziato e da allora, non ho più potuto vedere miei nipoti… E altre situazioni dolorose quali il decesso di un giovane genitore.

 

Certamente ciò che noi cerchiamo di fare, la nostra ambizione, il nostro scopo e la nostra visione a corto, a medio e a lungo termine son in primo luogo di riuscire a diventare dei nonni “migliori”. Semplicemente questo!

 

Noi offriamo un luogo che permetta di non sentirsi isolati, quanto si vive un problema e una sofferenza indicibili, al di la delle parole. Sentirsi di appartenere a un gruppo di pari, sentirsi talvolta meno soli.

La testimonianza seguente di una nonna parla da sola:

“La situazione conflittuale tra la mia nuora e me mi pesava enormemente. In quel periodo, essendo seguita da una psicologa, ho potuto prendere una certa distanza da questi conflitti. Fuori da suo contesto la situazione è diventata pressoché insignificante. Fu in questa occasione che feci conoscenza dell’associazione e che volli farne parte. Attualmente faccio la nonna quasi a tempo piano, eh sì, tutti i miei pomeriggi li consacro ai miei nipotini, peraltro con grande piacere mentre nel tempo restante mi sono rimessa in politica. Quando ho comunicato a mia nuora che facevo parte dell’associazione per essere una nonna migliore, mi ha risposto che non potevo fare cosa migliore. Dunque, passata la tempesta, adesso c’è il bel tempo con i bambini che hanno voglia di stare e persino dormire con me. E’ vero che il tutto non è stato facile e mio figlio era letteralmente dilaniato. E’leggendovi che realizzo di uscire vittoriosa per il bene di tutti. Avere l’appoggio dell’associazione mi ha dato un equilibrio che da sola non avrei trovato. Sapevo che potevo, se ne avevo bisogno, sfogarmi sulla vostra spalla, venire a vedervi. Insomma, non ero sola.” 

Un’altra testimonianza di un nonno mostra in modo sconvolgente ma semplice e chiaro, ciò che vivono e sentono alcuni nonni.

“Ho 2 nipotine e una bis nipotina. Non vedo la maggiore da 17 anni. Lei abita all’estero e ha rotto tutti i ponti. Aveva 7 anni quando ci siamo salutati e non so neppure se la riconoscerei. La seconda è a Losanna, ma non si fa mai vedere. Quando insisto, ci vediamo per un momento che è per forza deludente. La mia bis nipotina non la vedo mai. Trovarmi con persone che parlano dei loro nipoti ravviva il mio dolore. Mi capita talvolta anche quando vedo l’intesa che la mia seconda moglie ha con sua figlia e i suoi ragazzini.” 

Tuttavia sembra che non siamo abbastanza conosciuti dal grande pubblico pure avendo 160 membri, di cui molti sin dagli inizi.

Abbiamo quindi ancora molto da fare come promozione; ma siamo certamente diventati dei promotori della causa dei nonni.

 

Dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare ora?

Riconoscere e far riconoscere il ruolo primordiale dei nonni nella famiglia e nella società in quanto sembra che lo si consideri più come acquisito, uno statuto unicamente naturale, senza porsi delle domande, sui loro auspici, i loro bisogni, le loro attese: questo è il nostro obiettivo. Far conoscere e riconoscere il loro ruolo nella costruzione dell’identità del bambino, permettendogli di situarsi nella discendenza famigliare. Ecco quanto ci auguriamo di raggiungere. 

I divorzi e le separazioni toccano i nonni così come i loro figli e i loro nipoti. Sono spesso fonti di tensione ai quali si aggiungono il rischio di rottura dei rapporti tra i nonni ,i genitori e i nipoti.

Ma non sono solo i divorzi e le separazioni che possono dar luogo a tensione e alla rottura delle relazioni. I problemi relazionali e talvolta i regolamenti di conti tra i membri di una famiglia (suocere/nuore – figli/madri – figli/padri – figli – ecc.),disillusioni, aspettative deluse, sono molto frequenti. 

Isolamento, indifferenza, rifiuto, squalifica, silenzi, alienazione della “nonnitudine”. La famiglia è talvolta il luogo dei conflitti, della gelosia, dei colpi bassi più vari. Sofferenza dei bambini, sofferenza dei nonni, sofferenza di tutta la famiglia, diritti dei bambini, conflitti di adulti, conflitti tra adulti: si dimentica che la vittima principale di queste rotture è sicuramente il bambino al quale non si pensa abbastanza e che si trova al centro dei tormenti intergenerazionali che causano così sofferenza anche a lui, una perdita di fiducia negli adulti, dei conflitti di lealtà importanti e desecurizzanti. 

Il bambino viene privato delle sue radici, della sua famiglia, della sua storia di vita, della sua possibilità di costruirsi, del suo bisogno di appartenenza. Bisogno di far parte di un clan, bisogno di essere identificato in quanto anello della catena famigliare.

Il bambino è un ramo e anche una gemma interamente parte della sua famiglia, che lo si voglia o no, e ha bisogno di nutrirsi delle sue radici. Per sapere chi è e dove va, deve dapprima sapere da dove viene.

Citiamo l’ultima frase del libro di Marcel Rugo che dice:

“… l’albero di vita, il radicamento e la potenza della filiazione che rappresentano i nonni… “

Succede spesso che il bambino sia privato dei suoi nonni senza spiegazioni, senza poter capire ciò che sta succedendo, con la conseguenza di avere talvolta il sentimento che lo abbiano abbandonato mentre avevano costruito dei legami stretti durante un lungo periodo. Può credere di essere colpevole e all’origine di questo dramma. Questo si può considerare un maltrattamento del bambino. 

Bisogno di sicurezza affettiva, di stabilità di coerenza, di qualità dei legami con gli adulti: quando metteremo il bambino al centro della nostra preoccupazione in questa nuova “società dell’EGO”?

Sì, rimettiamo infine il bambino al centro delle preoccupazioni, riconosciamogli di vivere la sua vita di bambino… di non essere ostaggio di conflitti degli adulti dei quali non è in nessun modo responsabile.

La convenzione dei diritti dei bambini riconosce che il bambino, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, deve crescere in un ambiente famigliare, in un clima di felicità, di amore e di comprensione. Ciò include anche la qualità dei legami tra generazioni. Si potrebbe credere che si abbia dimenticato il bambino e i suoi bisogni nel mondo di oggi in cui ognuno è preoccupato prima di tutto di se stesso, come se il bambino fosse un piccolo adulto prima dell’età per esserlo e che possa sopportare tutto, capire tutto, accettare tutto. 

Contrariamente alla legislazione francese che contempla il diritto di visita per i nonni, questo diritto in Svizzera non esiste.

Ma è facile immaginare che iniziare una procedura giuridica in certe circostanze non sia una soluzione ideale per migliorare le relazioni nelle famiglie! Senza parlare dell’impatto possibile sul bambino, soggetto e oggetto involontario di questi conflitti giuridici. 

E’ importante sensibilizzare il pubblico e le autorità interessate, di promuovere dei luoghi e dei momenti di dialogo e di discussione tra le generazioni simili a quello che noi viviamo, di proporre delle azioni di prevenzione, di mediazione, di riconciliazione, per il bene del bambino e di trovare dei mezzi a questo scopo. 

Allora, cosa possiamo immaginare per permettere al bambino, quando tutto il resto è crollato, di continuare a mantenere i legami con i suoi nonni, anche se si è litigato, per evitare inutili sofferenze? 

E’ riflettendo insieme sui nostri valori, quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti, cercando di conoscere, di scambiare, di dialogare, di accettare e qualche volta di perdonare, partendo dal quotidiano, che sarà possibile stabilire dei legami solidi, di preparare il terreno che ci permetterà di continuare a trasmettere ai nostri nipoti ciò che ci sta a cuore. 

Anche se non offriamo per forza delle soluzioni miracolose, la Scuola dei nonni è un luogo di accompagnamento su questo percorso molto spesso doloroso, un percorso in cui tante volte ci si sente davvero soli. In questi casi la Scuola dei nonni è presente per accompagnare, ascoltare, provare a lenire ferite, accogliere l’eccesso di sofferenza, ma anche per condividere le esperienze e le gioie della “nonnitudine”. 

Non ci sono ricette ne risposte preconfezionate, c’è solo la ricerca del dialogo e la riconciliazione, anche se qualche volta è ben difficile da ottenere. Noi siamo li, all’ascolto. 

Arrivata alla conclusione di questa presentazione, mi augurerei di poter stabilire dei punti basilari per poter tessere i contatti con AvaEva che ci permettano di creare delle collaborazioni e delle felici sinergie per i nostri due movimenti. 

Riflettiamo su come trovare la forma e le modalità possibili. Conto sulle idee che questa giornata del 17 ottobre 2013 potrà far nascere. 

Ora AvaEva cercherà di trovare la strada che sarà giusto seguire nel contesto che rimane ancora da decifrare come un mondo nuovo, quelle delle nonne, senza dimenticare i nonni.

Possiate scoprire un nuovo mondo che ha bisogno di essere rafforzato, sostenuto, in primis per il bene del bambino e per quello della famiglia e della società.

 

Grazie per la vostra attenzione e lunga vita alla nostra nuova sorellina AvaEva.

 

Norah Lambelet Krafft

17 ottobre 2013

 

Tradotto da Margherita Malè Stolz

Convegno 2016: Il gruppo del Manifesto: inizio, obiettivi, azioni, conquiste di Heidi Witzig

Io faccio parte del Manifestgruppe (gruppo del manifesto), che è il gruppo più vecchio della GrossmütterRevolution ed esiste sin dall’inizio.

  • Nel 2011 abbiamo pubblicato il Manifesto (Manifesto delle donne della generazione delle nonne), rendendolo pubblico mediante una grande manifestazione svoltasi a Zurigo.
     
  • Nel 2012 è seguita la pubblicazione dello studio La quarta età è donna – Cifre, fatti e riflessioni sulla qualità di vita in età avanzata. Un punto importante per noi è: l’assistenza (tutte le prestazioni di aiuto e cura non medica) alle persone anziane è un compito pubblico, non solamente privato!

  • Nel 2015 è uscita la pubblicazione Assistenza sotto pressione – Per una buona vita nella terza e quarta età. Un punto importante per noi è: non accettiamo la nuova regolamentazione nell’assicurazione malattie, segnatamente la divisione tra cure medico-sanitarie rimborsate dall’assicurazione, e assistenza non medica a carico delle persone anziane stesse. È una distinzione insostenibile: per esempio la malattia di Alzheimer richiede poche cure mediche ma moltissima assistenza non medica. Per casi simili siamo dunque costrette a pagare assicurazioni private per la vecchiaia. Un mercato lucrativo, laddove le persone anziane possono pagarle; mentre le altre sono costrette a richiedere sussidi. Non vogliamo questa divisione!

  • Attività politiche: presentazione degli studi dinanzi a gruppi del Parlamento federale, sindacati ecc.; manifestazioni a Berna; conferenze ecc. con altri gruppi che si impegnano a favore della revisione della legge sull’assicurazione malattie in corso.

  • Le nostre premesse personali: siamo un gruppo di donne che hanno l’abitudine di pensare e agire politicamente, abbiamo le nostre reti politiche, e siamo animate da un fuoco interiore che ci spinge a promuovere le istanze delle donne anziane. Ma sappiamo anche che i processi politici sono lenti e richiedono molto tempo. Noi tutte non ci saremo più quando questi processi si concluderanno. La nostra partecipazione è dunque limitata.

  • Importante è il processo attuale: impegnarsi con altre donne per uno scopo che ci tocca direttamente. Un impegno a favore di tutte le donne anziane, ossia anche di noi stessse – questo è molto importante ed era così anche negli anni attorno al '68!

  • È un impegno che ci procura gioia. A noi piace vederci e discutere, diventare amiche. E sappiamo che le circostanze sono molto favorevoli: il Percento culturale Migros paga le ricerche, e la coordinatrice della GrossmütterRevolution Anette Stade fa un grande lavoro e lo fa benissimo. Questo lo apprezziamo davvero. Siamo persone mature e concretizziamo le nostre azioni e i nostri impegni in circostanze favorevoli. Per noi è molto importante impegnarci in un modo che ci fa bene e fa bene anche ad altre donne.

  • A livello personale: l’azione politica è una possibilità di mantenere vivo il fuoco interiore.

  • A livello pubblico: noi promoviamo le nostre proprie norme per la vecchiaia. Che cos’è una donna anziana? Le norme negative ci dicono che non è più bella, snella, svelta, ecc. Noi invece diciamo: una donna anziana è una persona che è capace di dire di sì a tutto ciò che è accaduto: agli errori che ha fatto e a quelli che altri hanno fatto nei suoi confronti. Dunque diciamo sì, tutto questo fa parte della nostra personalità e diciamo anche GRAZIE alla vita. In questo modo la nostra personalità diventa serena, felice, non ci lamentiamo sempre delle disgrazie, della salute ecc.; ci interessiamo anche agli altri e sappiamo che noi tutte e tutti siamo umani, cioè imperfetti.

Convegno 2013: Relazione di Norah Lambelet Krafft

L’ “Ecole des Grands-Parents”: un’associazione dinamica

di Norah Lambelet Krafft | Ristorante Casa del Popolo, Bellinzona – 17 ottobre 2013

 

In questa grande giornata per AvaEva purtroppo io non sono presente personalmente per festeggiare con voi la creazione del vostro movimento al quale auguro molta fortuna di vivere anni belli e colmi di magnifiche esperienze quali noi abbiamo vissuto alla Scuola dei Nonni in Svizzera Romanda.

Sono molto felice di poter partecipare, seppur da lontano, a questo grande giorno. Tengo a ringraziare Norma Bargetzi e Margherita Malè Stolz per avermi associata a questo avvenimento. Un grazie particolare a Margherita che ha avuto la gentilezza e il coraggio di tradurre il testo che ho preparato per voi, essendo il mio italiano di tipo piuttosto casalingo e non letterario. èLe sono molto riconoscente. 

Vi presento quindi la Scuola dei Nonni che ha appena celebrato i suoi dieci anni di esistenza. Quando è nato il tema dei nonni e delle relazioni intergenerazionali non era ancora di moda e mi veniva chiesto per quale motivo avessi scelti i nonni come tema centrale della nostra azione. A quei tempi esistevano già parecchie istanze consacrate ai “seniors”, quali Pro Senectute, Avivo, Mouvement des Anciens. Essendo io stessa diventata nonna in quel periodo, avevo constatato che non esisteva niente che fosse veramente destinato ai nonni e che potesse quindi essermi di aiuto nell’assunzione del mio nuovo statuto in seno alla famiglia. E solo alla lunga, nei mesi e negli anni successivi che mi sono resa conto dell’importanza del ruolo che stava assumendo la Scuola dei nonni e che ho scoperto le diverse sfaccettature di questo ruolo così delicato e meraviglioso.

Prima di proseguire, perché aver denominato l’associazione, “Scuola dei Nonni”?

“Scuola dei Nonni” perché il ritornare sui “banchi di scuola” è una strizzata d’occhi alla vita, è restare giovani!

Gli obiettivi dell’associazione “Ecole des Grand-Parents, Suisse Romande”, sono i seguenti:

  • Favorire la costruzione e la qualità delle relazioni intergenerazionali.
  • Offrire un luogo, uno spazio di ascolto, di sostegno e di accompagnamento a dei nonni che vivono delle rotture famigliari.
  • Offrire un luogo di incontro, riflessione e di ascolto per condividere, scambiare e progredire insieme.
  • Incoraggiare e favorire la comunicazione all’interno della famiglia e la trasmissione della storia, dei valori e delle radici famigliari.
  • Offrire delle formazioni permanenti, seminari, conferenze, ateliers, ecc.
  • Stimolare il piacere di essere e stare insieme e di riconoscersi nel ruolo specifico di nonni.
  • Tessere dei nuovi legami con persone della stessa generazione e condividere il medesimo statuto nella linea di discendenza famigliare.

 

La missione della “Scuola dei nonni”

La “Scuola dei nonni, Svizzera Romanda”, intende agire sui temi seguenti, che figurano negli statuti dell’associazione:

  • Prevenzione dei conflitti e delle rotture famigliari.
  • Ascolto e accompagnamento delle relazioni intergenerazionali, ossia sostegno delle situazioni relazionali intergenerazionali problematiche (nonni che vengono privati del contatto con i loro nipotini, il problema che è più frequentemente evocato).
  • Formazione continua e riflessione sul ruolo e il posto dei nonni nella società odierna.
  • Organizzazione di incontri e attività intergenerazionali
  • Organizzazione e partecipazione ad azioni collettive concernenti l’adolescenza e le giovani generazioni.
  • Creazioni di rapporti di collaborazione e di sinergie, con diversi organismi che hanno scopi analoghi in relazioni con la famiglia, gli anziani, i giovani genitori, i bambini, gli emigranti. Organizzazioni di azioni comuni.
  • Contatti con le istanze e/o i servizi ufficiali

 

Proposte di attività e prestazioni per rispondere alla nostra missione

Le attività che noi proponiamo hanno un denominatore comune: chiarire e rafforzare il ruolo e il posto dei nonni nella costellazione famigliare in seno alla società odierna. 

Queste attività che generano dei costi, sono sia gratuite o proposte per una modica somma, sia autofinanziate, grazie alla disponibilità di eminenti specialisti disposti a offrire gratuitamente le loro prestazioni:

  • Caffè dei nonni: discussione libera su un tema in presenza di un invitato
  • Seminari e ateliers diversi
  • Accompagnamento e sostegno relazionale e professionale
  • Ascolto professionale in tre diverse forme
    • Ascolto telefonico
    • Colloquio individuale
    • Gruppo d’incontro
  • Consultazioni giuridiche
  • Relazioni con i membri, le persone o gli organismi interessati
  • Vendite – esposizioni
  • Attività e uscite intergenerazionali

Invece di fare un inventario alla “Prévert” di tutte le nostre attività di tutti gli avvenimenti, di tutto ciò che succede o è successo di formidabile, di difficile, di allegro o di triste dall’inizio fino ad oggi, vorrei condividere con voi le nostre riflessioni, le nostre domande, le nostre constatazioni , i nostri desideri, le nostre speranze.

L’esperienza della “Scuola dei Nonni”, nata 10 anni fa, nel marzo 2003 in presenza di 12 persone, è stata uno dei maggiori insegnamenti della mia esistenza, nonostante il mio lungo percorso professionale nell’ambito dell’infanzia e della famiglia. In egual misura lo è stato per le persone che mi hanno coadiuvata e che mi sono tuttora vicine aiutandomi a realizzare a fondo il nostro progetto.

Tutto questo ha elargito alla nostra équipe e a me stessa molti insegnamenti, ci ha permesso di vedere, osservare, studiare e capire alcuni aspetti della vita famigliare che non avremmo supposto prima.

Innanzi tutto abbiamo imparato come i nonni di oggi non siano più le vecchiette con lo chignon a treccine, sedute sulla panchina a sferruzzare o il vecchietto occhialuto con il bastone. La nonna di Cappuccetto Rosso, non aspetta più il cestino con la merenda nella casetta del bosco, forse guida la macchina, lavora e fa le sue spese da sola. Può darsi che usi il computer e lo smartphone, o forse entrambi viaggiano spesso e anche i nonni, gli uomini, sono molto presenti accanto ai nipotini.

Il progresso della medicina e l’allungamento della speranza di vita fanno si che i nonni siano sempre più numerosi, più giovani, più dinamici, più attivi, qualche volta più ricchi e spesso in buona salute. In fine, almeno in linea di massima, hanno più tempo.

I nuovi nonni hanno sviluppato bisogni e interessi diversi da quelli delle generazioni che li hanno preceduti, sperano di vivere con pienezza e di trovare un posto riconosciuto nella società e nella famiglia.

In poco più di un secolo siamo passati da una cellula famigliare allargata, in cui i nonni, zii, zie, cugini e cugine erano parte integrante della famiglia e partecipavano a diversi aspetti organizzativi della vita quotidiana e dell’educazione dei bambini, alla famiglia nucleare di oggi.

Abbiamo imparato molte cose sul ruolo, il mestiere, lo statuto dei nonni, sulla loro posizione, la loro importanza primordiale e sulla posizione in seno alla famiglia, quella che avevano immaginato, che avrebbero desiderato avere e quella che in realtà hanno o che talvolta non hanno.

Giovani genitori e nonni hanno una visione e delle aspettative diverse sul posto che ognuno di loro avrà quanto arriverà il bambino. Spesso non ne hanno parlato prima o addirittura succede che dei nonni non siano stati informati prima dell’evento.

Il ruolo dei nonni ha fatto un’evoluzione, ha assunto una nuova importanza per effetto dei grandi cambiamenti sociali, quali il mutare dei costumi e delle abitudini parentali, la diversificazione dei modelli e delle forme famigliari, le nuove forme di genitorialità, matrimoni e divorzi (1 coppia su 2), famiglie monoparentali, famiglie ricomposte, decomposte, pacs, matrimonio per tutti, separazioni sempre più spesso precoci.

I nonni hanno dovuto adattarsi a queste nuove realtà che per loro sono talvolta da capogiro.

Durante i nostri incontri, dialogando con i membri della “Scuola dei nonni” molto abbiamo imparato sull’evoluzione dei rapporti e dei legami tra le generazioni, sul ruolo dei nonni e sulle nuove nozioni riguardanti la “nonnitudine” e le differenze generazionali.

La nostra società “frantumata” e isolata fa si che i legami famigliari diventino di più in più tenui, le relazioni si sono profondamente modificate, i rapporti sono talvolta fatti di paradossi. Le aspettative e i bisogni di ciascuno sono diversi. La “nuova” famiglia è sovente composta da compagni, dagli amici di Facebbok, Twitter o altre reti sociali. I nonni che si danno ai bambini non fanno più riferimento ai membri della linea famigliare, sono diventati esotici, si riferiscono a nonni di attori di moda o a personaggi di serie televisive. Abbiamo constatato di essere di fronte a una generazione “Kleenex” o “Ikea”, la generazione della società dei consumi, della soddisfazione immediata dei bisogni e dei desideri: tutto e subito, qui e ora. Si compera, si prende, si utilizza, si butta, si rinnovano i modelli scaduti, gli oggetti ingombranti, le persone e, talvolta anche i nonni.

Nonostante ciò la famiglia resta a tutt’oggi un valore importante in generale per la riuscita della propria vita, non è l’aspetto professionale che è prioritario ma è la famiglia. Si vuole riuscire nella vita di coppia e famigliare, si cerca veramente di fare il proprio meglio. Ciò appare paradossale se si considera il tasso attuale dei divorzi. Ma dal momento che le aspettative individuali si sono considerevolmente rafforzate, le delusioni sono più grandi che in passato. Sia a livello professionale che per quanto riguarda il tempo libero c’è un’enorme pressione sull’evoluzione personale.

Abbiamo imparato a conoscere i nuovi mezzi di comunicazione, non sempre capendoli e con essi il funzionamento delle giovani famiglie regni di internet, sms, social network che generano facilmente impoverimento e illusione di comunicazione, un mondo colmo di pericoli, di confusione e di malintesi, di danni collaterali e di potenziali conflitti, spesso all’origine di drammi famigliari (Facebook m’a tué, un libro di Alexandre des Isnards e Thomas Zuber)

Internet è diventato la referenza dei giovani e delle nuove famiglie che cercano e consultano per qualsiasi cosa e su qualunque argomento perfino per capire come occuparsi dei loro bambini, rifiutando spesso i consigli e le informazioni da parte dei “vecchi”, “dei saggi”.

Abbiamo costatato che i nonni sono soprattutto descritti come i “nonni zucchero”, spesso li si accusa di viziare troppo i bambini, di essere troppo permissivi, di immischiarsi troppo nella vita delle giovani famiglie e di essere perfino responsabili di eventuali bisticci famigliari.

Abbiamo scoperto le gioie, le pene, la felicità e i conflitti, le sofferenze e i drammi.

Abbiamo ascoltato le testimonianze di nonni felici, quelle di nonni devastati dal dispiacere e di nonni che di dolore si ammalano, talvolta fino a morirne.

Abbiamo conosciuto e partecipato a studi, ricerche, libri e conferenze. Ma oggi vogliamo soprattutto parlare di ciò che abbiamo scoperto tra i nonni che abbiamo visto e ascoltato.

Durante questi dieci anni abbiamo incontrato persone meravigliose, abbiamo imparato che i nonni sono formidabili, che sono poco conosciuti e spesso poco riconosciuti, è come se facessero parte dell’inventario, sono sovente disponibili e perfino a disposizione senza peraltro avere un posto proprio nella vita famigliare.

Ne abbiamo pure conosciti di bisbetici e lamentosi, raramente dei rivendicativi, degli intrusivi, dei confusionari ma anche dei generosi. Ma abbiamo incontrato soprattutto delle persone ammirevoli e piene di amore per la loro famiglia e per i loro nipotini.

Abbiamo saputo che in Svizzera i nonni curano i loro nipotini, molto spesso (100 milioni di ore ossia 2 miliardi di franchi di risparmi l’anno secondo uno studio dell’ufficio Bass), ma talvolta capita anche che siano tagliati fuori da qualsiasi relazione a causa di conflitti tra loro e i genitori.

Abbiamo ricavato la convinzione che i nonni siano degli attori importanti a sostegno della parentalità. Che aiutano e sostengono i loro figli, che sono diventati genitori, nei buoni e nei cattivi momenti, che nei momenti difficili per le giovani famiglie offrono un’occasione di pausa per riprendere fiato, che vogliono del bene e mai del male, che sono un punto di riferimento per i loro nipoti nei periodi di crisi ma anche nei momenti buoni.

Abbiamo sentito e constatato che i nonni pensano di fare del loro meglio, che fanno ciò che possono, il più possibile secondo la loro coscienza, anche se sono talvolta maldestri o se sbagliano.

Durante tutti questi dieci anni il filo conduttore della Scuola dei nonni, è stato e resta la riflessione del ruolo e il posto dei nonni, l’apprendimento e la formazione continua nel campo della comunicazione tra le generazioni, la prevenzione dei conflitti famigliari, l’aiuto, l’ascolto, il sostegno e l’accompagnamento nelle situazioni di rottura e nelle sofferenze che ne derivano.

Senza pregiudizi in questi casi, senza parteggiare, la nostra porta d’entrata, resta beninteso, quella dei nonni. Insomma, si tratta di una specie di “servizio dopo vendita”

Siamo conosciuti e anche riconosciuti come interlocutori di qualità, una referenza importante nell’ambito della famiglia e siamo sollecitati frequentemente per riflessioni o ricerche. Ci viene richiesto di partecipare a diverse azioni intergenerazionali, quale l’attuale campagna della città di Losanna “Io e gli altri”, il cui tema centrale è l’alterità e i rapporti intergenerazionali. Siamo invitati a dare conferenze, a partecipare a progetti quali “Popaie”, un programma di apertura alla partecipazione degli anziani alle istituzioni per l’infanzia presentato a Losanna dalla “Crèche du Clos de Bulle”. Partecipiamo a riflessioni, seminari, gruppi di lavoro e collaboriamo con diversi servizi ufficiali e privati. Siamo spesso sollecitati dalla stampa e dai media su argomenti che trattano le relazioni famigliari e intergenerazionali.

Siamo diventati un punto stabile di ancoraggio, un riferimento per molti, un punto centrale per avere delle informazioni, dei consigli, parlare, ascoltare, essere ascoltati, discutere, riflettere, trovare delle risposte, cercare di trovare la giusta distanza tra le generazioni.

Impariamo così che, come diceva Dolto: “i nonni devono esserci quando lo si domanda loro e non esserci quando a loro non lo si domanda.”

Spesso sentiamo l’osservazione - “non ho bisogno di una Scuola dei nonni, per occuparmi dei miei nipoti o per fare del bricolage”, o ancora, “non vengo alle attività perché non ho problemi, non ne ho bisogno”.

Ma assai sovente, ci viene posta la domanda: “quali sono i miei diritti, non posso vedere i miei nipotini, non li ho mai visti, curavo i miei nipoti e da un giorno all’altro mi è stato proibito, mio/a figlio/a ha divorziato e da allora, non ho più potuto vedere miei nipoti… E altre situazioni dolorose quali il decesso di un giovane genitore.

Certamente ciò che noi cerchiamo di fare, la nostra ambizione, il nostro scopo e la nostra visione a corto, a medio e a lungo termine son in primo luogo di riuscire a diventare dei nonni “migliori”. Semplicemente questo!

Noi offriamo un luogo che permetta di non sentirsi isolati, quanto si vive un problema e una sofferenza indicibili, al di la delle parole. Sentirsi di appartenere a un gruppo di pari, sentirsi talvolta meno soli.

La testimonianza seguente di una nonna parla da sola:

“La situazione conflittuale tra la mia nuora e me mi pesava enormemente. In quel periodo, essendo seguita da una psicologa, ho potuto prendere una certa distanza da questi conflitti. Fuori da suo contesto la situazione è diventata pressoché insignificante. Fu in questa occasione che feci conoscenza dell’associazione e che volli farne parte. Attualmente faccio la nonna quasi a tempo piano, eh sì, tutti i miei pomeriggi li consacro ai miei nipotini, peraltro con grande piacere mentre nel tempo restante mi sono rimessa in politica. Quando ho comunicato a mia nuora che facevo parte dell’associazione per essere una nonna migliore, mi ha risposto che non potevo fare cosa migliore. Dunque, passata la tempesta, adesso c’è il bel tempo con i bambini che hanno voglia di stare e persino dormire con me. E’ vero che il tutto non è stato facile e mio figlio era letteralmente dilaniato. E’ leggendovi che realizzo di uscire vittoriosa per il bene di tutti. Avere l’appoggio dell’associazione mi ha dato un equilibrio che da sola non avrei trovato. Sapevo che potevo, se ne avevo bisogno, sfogarmi sulla vostra spalla, venire a vedervi. Insomma, non ero sola.”

Un’altra testimonianza di un nonno mostra in modo sconvolgente ma semplice e chiaro, ciò che vivono e sentono alcuni nonni.

“Ho 2 nipotine e una bis nipotina. Non vedo la maggiore da 17 anni. Lei abita all’estero e ha rotto tutti i ponti. Aveva 7 anni quando ci siamo salutati e non so neppure se la riconoscerei. La seconda è a Losanna, ma non si fa mai vedere. Quando insisto, ci vediamo per un momento che è per forza deludente. La mia bis nipotina non la vedo mai. Trovarmi con persone che parlano dei loro nipoti ravviva il mio dolore. Mi capita talvolta anche quando vedo l’intesa che la mia seconda moglie ha con sua figlia e i suoi ragazzini.” 

Tuttavia sembra che non siamo abbastanza conosciuti dal grande pubblico pure avendo 160 membri, di cui molti sin dagli inizi.

Abbiamo quindi ancora molto da fare come promozione; ma siamo certamente diventati dei promotori della causa dei nonni.

Dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare ora?

Riconoscere e far riconoscere il ruolo primordiale dei nonni nella famiglia e nella società in quanto sembra che lo si consideri più come acquisito, uno statuto unicamente naturale, senza porsi delle domande, sui loro auspici, i loro bisogni, le loro attese: questo è il nostro obiettivo. Far conoscere e riconoscere il loro ruolo nella costruzione dell’identità del bambino, permettendogli di situarsi nella discendenza famigliare. Ecco quanto ci auguriamo di raggiungere.

I divorzi e le separazioni toccano i nonni così come i loro figli e i loro nipoti. Sono spesso fonti di tensione ai quali si aggiungono il rischio di rottura dei rapporti tra i nonni ,i genitori e i nipoti.

Ma non sono solo i divorzi e le separazioni che possono dar luogo a tensione e alla rottura delle relazioni. I problemi relazionali e talvolta i regolamenti di conti tra i membri di una famiglia (suocere/nuore – figli/madri – figli/padri – figli – ecc.),disillusioni, aspettative deluse, sono molto frequenti.

Isolamento, indifferenza, rifiuto, squalifica, silenzi, alienazione della “nonnitudine”. La famiglia è talvolta il luogo dei conflitti, della gelosia, dei colpi bassi più vari. Sofferenza dei bambini, sofferenza dei nonni, sofferenza di tutta la famiglia, diritti dei bambini, conflitti di adulti, conflitti tra adulti: si dimentica che la vittima principale di queste rotture è sicuramente il bambino al quale non si pensa abbastanza e che si trova al centro dei tormenti intergenerazionali che causano così sofferenza anche a lui, una perdita di fiducia negli adulti, dei conflitti di lealtà importanti e desecurizzanti.

Il bambino viene privato delle sue radici, della sua famiglia, della sua storia di vita, della sua possibilità di costruirsi, del suo bisogno di appartenenza. Bisogno di far parte di un clan, bisogno di essere identificato in quanto anello della catena famigliare.

Il bambino è un ramo e anche una gemma interamente parte della sua famiglia, che lo si voglia o no, e ha bisogno di nutrirsi delle sue radici. Per sapere chi è e dove va, deve dapprima sapere da dove viene.

Citiamo l’ultima frase del libro di Marcel Rugo che dice:

“… l’albero di vita, il radicamento e la potenza della filiazione che rappresentano i nonni… “

Succede spesso che il bambino sia privato dei suoi nonni senza spiegazioni, senza poter capire ciò che sta succedendo, con la conseguenza di avere talvolta il sentimento che lo abbiano abbandonato mentre avevano costruito dei legami stretti durante un lungo periodo. Può credere di essere colpevole e all’origine di questo dramma. Questo si può considerare un maltrattamento del bambino.

Bisogno di sicurezza affettiva, di stabilità di coerenza, di qualità dei legami con gli adulti: quando metteremo il bambino al centro della nostra preoccupazione in questa nuova “società dell’EGO”?

Sì, rimettiamo infine il bambino al centro delle preoccupazioni, riconosciamogli di vivere la sua vita di bambino… di non essere ostaggio di conflitti degli adulti dei quali non è in nessun modo responsabile.

La convenzione dei diritti dei bambini riconosce che il bambino, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, deve crescere in un ambiente famigliare, in un clima di felicità, di amore e di comprensione. Ciò include anche la qualità dei legami tra generazioni. Si potrebbe credere che si abbia dimenticato il bambino e i suoi bisogni nel mondo di oggi in cui ognuno è preoccupato prima di tutto di se stesso, come se il bambino fosse un piccolo adulto prima dell’età per esserlo e che possa sopportare tutto, capire tutto, accettare tutto.

Contrariamente alla legislazione francese che contempla il diritto di visita per i nonni, questo diritto in Svizzera non esiste.

Ma è facile immaginare che iniziare una procedura giuridica in certe circostanze non sia una soluzione ideale per migliorare le relazioni nelle famiglie! Senza parlare dell’impatto possibile sul bambino, soggetto e oggetto involontario di questi conflitti giuridici.

E’ importante sensibilizzare il pubblico e le autorità interessate, di promuovere dei luoghi e dei momenti di dialogo e di discussione tra le generazioni simili a quello che noi viviamo, di proporre delle azioni di prevenzione, di mediazione, di riconciliazione, per il bene del bambino e di trovare dei mezzi a questo scopo.

Allora, cosa possiamo immaginare per permettere al bambino, quando tutto il resto è crollato, di continuare a mantenere i legami con i suoi nonni, anche se si è litigato, per evitare inutili sofferenze?

E’ riflettendo insieme sui nostri valori, quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti, cercando di conoscere, di scambiare, di dialogare, di accettare e qualche volta di perdonare, partendo dal quotidiano, che sarà possibile stabilire dei legami solidi, di preparare il terreno che ci permetterà di continuare a trasmettere ai nostri nipoti ciò che ci sta a cuore.

Anche se non offriamo per forza delle soluzioni miracolose, la Scuola dei nonni è un luogo di accompagnamento su questo percorso molto spesso doloroso, un percorso in cui tante volte ci si sente davvero soli. In questi casi la Scuola dei nonni è presente per accompagnare, ascoltare, provare a lenire ferite, accogliere l’eccesso di sofferenza, ma anche per condividere le esperienze e le gioie della “nonnitudine”.

Non ci sono ricette ne risposte preconfezionate, c’è solo la ricerca del dialogo e la riconciliazione, anche se qualche volta è ben difficile da ottenere. Noi siamo li, all’ascolto.

Arrivata alla conclusione di questa presentazione, mi augurerei di poter stabilire dei punti basilari per poter tessere i contatti con AvaEva che ci permettano di creare delle collaborazioni e delle felici sinergie per i nostri due movimenti.

Riflettiamo su come trovare la forma e le modalità possibili. Conto sulle idee che questa giornata del 17 ottobre 2013 potrà far nascere.

Ora AvaEva cercherà di trovare la strada che sarà giusto seguire nel contesto che rimane ancora da decifrare come un mondo nuovo, quelle delle nonne, senza dimenticare i nonni.

Possiate scoprire un nuovo mondo che ha bisogno di essere rafforzato, sostenuto, in primis per il bene del bambino e per quello della famiglia e della società.

Grazie per la vostra attenzione e lunga vita alla nostra nuova sorellina AvaEva.                                                                                                                                                            

(Tradotto da Margherita Malè Stolz)

 

 

 

 

*) Norah Lambelet Krafft* è fondatrice e presidente dell’Ecole des Grands-Parents, Suisse Romande

 

 

 

 

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