Una volta l’anno, solitamente d’autunno, AvaEva organizza un convegno tematico. È l’occasione per le donne della generazione delle nonne di approfondire con l’aiuto di specialiste uno o più temi che le riguardano. I successivi ateliers permettono poi alle partecipanti di ritrovarsi per riflettere e scambiare idee ed esperienze inerenti ai temi proposti. Un momento artistico e conviviale chiude la giornata in un’atmosfera gioiosa.

Convegno 2014: Relazione di Silvia Vegetti Finzi

Camminando sul percorso delle nonne

di Silvia Vegetti Finzi |  Albergo Pestalozzi, Lugano – 9 ottobre 2014

 

Certo non ci sono più i nonni di una volta. Ne esistono però di nuovi, più longevi, aggiornati, curiosi, talvolta ancora professionalmente attivi, ben poco disposti a farsi da parte e sempre più capaci di misurarsi con relazioni sociali e familiari profondamente mutate.

Nel corso dell’ultimo Convegno di AvaEva, che si è tenuto a Lugano il 9 ottobre scorso, Silvia Vegetti Finzi ha offerto un interessante spaccato di questa realtà partendo dal reciproco, inedito rapporto tra l’ultima generazione di nonni e quella dei loro giovanissimi nipoti. I nonni di oggi, cresciuti per lo più negli anni del miracolo economico, hanno partecipato alla modernizzazione della società, hanno fruito di un benessere diffuso, ma hanno anche assistito agli sconvolgimenti prodotti dagli anni della contestazione, al rovesciamento dei canoni e dei valori della tradizione. Hanno avuto tanto dalla vita e ora sono disposti a dare tanto, a ricominciare a mettersi in gioco. Proprio mentre tante esperienze di vita si concludono (nella terza età si va in pensione, si viaggia meno, gli amici diminuiscono, gli sport diventano troppo impegnativi ) la nascita di un nipote permette di sostituire alla parola “ fine” la parola “segue”.

Mentre una volta i nonni erano vecchi vecchi, spesso stanchi e pertanto disposti a mettersi da parte, a rappresentare figure significative ma secondarie nell’ambito della famiglia, ora occupano il centro della scena.

Attualmente, in un periodo di crisi caratterizzato dall’eclisse degli ideali politici, dalla precarietà del lavoro, dalla fragilità della coppia e della insufficienza della scuola, nonne e nonni, seppure in modo diverso, sembrano costituire l’unico solido architrave della famiglia. Spesso garantiscono ai figli un consistente aiuto economico e suppliscono alla generale carenza di servizi per l’infanzia prendendosi cura dei nipoti. Esentati da compiti educativi diretti, possono sperimentare il piacere di condividere con i bambini ambiti di libertà, di fantasia e di gioco, ricevendone in cambio affetto e complicità.

Non esiste un più efficace Elisir di giovinezza! Accanto a un bambino che cresce non c’è posto per la vecchiaia. Tanto più che i più piccoli non si rendono conto della nostra età, e dei nostri limiti, e spesso ci considerano amici e coetanei. In caso di separazione familiare, la funzione dei nonni diviene essenziale perché ,mentre tutto sembra crollare, garantiscono a tutti, in particolare ai nipoti, ambiti di continuità e di sicurezza.

Ma proprio perché la “nonnità” svolge una funzione importante, talora essenziale, è sottoposta più che in passato a un carico di aspettative, richieste, pressioni e persino a ricatti affettivi difficile da governare. E’ necessario che i nonni, soprattutto le nonne, non si lascino travolgere da richieste eccessive ma preservino uno spazio di tempo e una quota di energie anche per sé. Nonni stanchi e depressi, che accudiscono i nipoti senza piacere, senza gioia, possono nuocere a se stessi e gli altri. Essere nonni è un premio, non una punizione!

Le numerose testimonianze raccolte da Silvia Vegetti Finzi ,nel libro Nuovi nonni per nuovi nipoti, organizzate, selezionate e analizzate per argomenti, formano un racconto a più voci in cui caratteri e storie molto diverse si incontrano e si confrontano. Le più vive e interessanti sono state lette durante il Convegno da una formidabile nonna ticinese di 85 anni, presente con la giovane nipote, e da una partecipante che si è gentilmente proposta. Ascoltandole, i presenti sono stati sollecitati a rievocare le loro esperienze, spesso vivissime e attuali, a esprimere emozioni e trepidazioni, a condividere dubbi e inquietudini. In mancanza   di identità precostituite, di ruoli prefissati, di mappe già tracciate ( non esistono scuole che insegnino a fare i nonni), è importante, per non smarrirsi, procedere insieme e, con fiducia, confidarsi reciprocamente cercando il modo migliore per superare i dispiaceri e godere dei piaceri, che sono tanti e profondi.

Nonni nuovi dunque, anche nella rinnovata consapevolezza del proprio ruolo, nella capacità di farsi tramite della memoria individuale e collettiva, e di aprire alle giovani generazioni orizzonti di fiducia e di speranza.

Non a caso è più facile che, a esprimere gratitudine, siano i nipoti piuttosto che i figli. Capita che i più piccoli, nel momento del commiato, spontaneamente dicano: “ GRAZIE NONNA e GRAZIE NONNO”. Che cosa volete di più dalla vita?

 

Silvia Vegetti Finzi – nonna di tre nipoti di 12, 10 e 3 anni – ha insegnato Psicologia dinamica all’Università di Pavia , collabora regolarmente con il   Corriere della sera e conduce rubriche psicologiche di consigli, in Internet, sul Blog “ Psiche lei” di IOdonna oltre che sulle riviste “Insieme” e “ Azione”, settimanale della Migros Ticino. Con i suoi libri accompagna da molti anni il percorso della coppia, dalla sua costituzione sino alla nascita e alla crescita dei figli. Fra i suoi numerosi libri ricordiamo, editi da Mondadori : Il bambino della notte (1990), Il romanzo della famiglia (1992), Volere un figlio (1997), Quando i genitori si dividono, le emozioni dei figli (2005) e Nuovi nonni per nuovi nipoti.

Molti genitori ed educatori conoscono e consultano la trilogia, scritta con Anna Maria Battistin : A piccoli passi (1994), I bambini sono cambiati (1996), L’età incerta. I nuovi adolescenti (2000).

Altri saggi sono: Parlar d’amore: le donne e le stagioni della vita (2003), Rizzoli, Silvia Vegetti Finzi dialoga con le mamme, Fabbri (2004) e La stanza del dialogo, Casagrande Editore, Bellinzona, 2009.

«Diventare nonni significa aprire un capitolo inedito della propria storia: sostituire il termine “fine” con “segue”, abbandonare rimorsi e rimpianti riconoscendo di aver ricevuto dalla vita un dono che comporta un inestimabile supplemento di gioventù.»

 

 

 

Convegno 2014: Relazione di Francesca Rigotti

De senectute foeminarum – La vecchiaia delle donne

di Francesca Rigotti | Albergo Pestalozzi, Lugano – 9 ottobre 2014

 

Il titolo del mio intervento, filosofico, ricalca quello del più celebre trattato scritto sull'argomento nell'antichità: il De senectute di Cicerone – opera del primo secolo a.C. – benché esso non riguardi le donne: sull'argomento specifico della vecchiaia delle donne in filosofia non è stato scritto nulla. Nemmeno nei brevi riferimenti alla vecchiaia fatti da Hannah Arendt 68enne in The life of mind. Lì Arendt si rivolge in primo luogo al De senectute di Cicerone, chiedendosi se non scrivere ella stessa una prosecuzione del trattato ciceroniano in chiave moderna, per capire se Cicerone sia nel vero quando afferma che «le cose grandi (res magnae) non sono dovute alla forza, alla velocità o alla prontezza fisica (non viribus aut velocitate aut celeritate corporum) ma sono il prodotto del pensiero e del carattere e del giudizio (consilio, auctoritate, sententia) che nella vecchiaia non vengono a mancare ma si accrescono in grande misura» (Sen. 17). Ma anche Arendt, che quel trattato non scriverà mai, non si interroga sulla vecchiaia delle donne.

L'unico riferimento filosofico sul tema specifico della vecchiaia della donna in filosofia è contenuto nel dialogo platonico Teetéto, nel quale nasce una disciplina che qui molto ci interessa, la maieutica. Socrate vi afferma di essere figlio di una levatrice, Fenarete, dalla quale ha ereditato l'arte: Socrate aiuta gli uomini (àndras) a partorire le idee dalla mente come Fenarete aiutava le donne (gynaìkas) a partorire i bambini dal corpo. Che vuol dire, tradotto in soldoni, che le donne godono della creatività fisica, possono procreare; gli uomini della creatività spirituale, possono creare. Anzi, ma questo viene spiegato in un altro dialogo platonico, il Simposio, gli uomini godono della doppia creatività. Posso procreare secondo il corpo e secondo la mente. Gli uomini infatti, esercitando la fecondità secondo la carne, lasciano dietro di sé figli materiali destinati a perpetuare la specie immortale, ed esercitando la fecondità secondo lo spirito, superiore a quella carnale, danno luogo alle immortali opere dell'ingegno. Le donne procreeranno i singoli, i mortali, e di questo modesto parto si contenteranno: idea destinata ad avere grande successo e a durare fino ad oggi, quando c'è chi sostiene che le donne non sono creative a livello artistico, letterario, musicale, ecc. perché placano la loro ansia grazie alla capacità, esercitata o anche soltanto posseduta come dotazione fisica, di mettere al mondo figli.

Le levatrici, continua a spiegare Socrate, diventano tali dopo la menopausa, quando non sono più in grado di procreare. Nel descrivere l'affinità del mestiere della madre col proprio, Socrate sottolinea anche il parallelo della sterilità in entrambi i casi: quella delle levatrici, dovuta all'età; la sua, mentale, dovuta alla celebre dichiarazione del filosofo: «So di non sapere».

Il modello mentale – di grande successo, ripeto - non dice ma sottintende che gli uomini non possono mettere al mondo figli di carne, è ovvio, come è altrettanto ovvio che le donne non possono partorire figli di carta (nel senso di idee, creazioni mentali di ogni genere). Sottinteso è anche che le idee sono eterne e immortali e valgono ben più dei singoli figli che sono mortali; immortale è anche la specie, dove di nuovo il contributo femminile è ignorato, dato che i fondatori di stirpi, città, tribù, popoli, nazioni ecc. sono uomini.

Ora tutto questo è molto bello, poetico, suggestivo e anche filosofico, ma è falso. Il parallelo della creatività maschile con la procreatività femminile è falso. La mutua esclusione per cui chi partorisce figli non partorisce idee e viceversa è buona soltanto per escludere le donne da uno degli aspetti più interessanti della vita, la creatività mentale (senza voler trascurare la bellezza della procreatività fisica, anzi). Tutta la faccenda romantica, ripresa ai nostri giorni da importanti critici, che vede nella creazione dell'opera d'arte un dio (maschile) al lavoro, è un paragone idiota (come ben lo definisce Sybille Lewitscharoff).

Le donne sono creative e procreative, sono loro che godono della doppia creatività, anzi tripla: mentale, dell'individuo, della specie, che condividono con i maschi della specie perché noi siamo generose e riconosciamo il loro contributo, anche se, per quanto riguarda la specie, in alcuni paesi non possono neanche tenersi il proprio cognome, se maritate, o passarlo ai figli, ma sono costrette ad assumere loro, e a dare al figlio, quello del marito. Le donne sono ampiamente creative a livello mentale, come si può empiricamente constatare quando le condizioni sono date, e lo sono anche in età da nonne, in età da levatrici, all'età di Fenarete, libere come sono, se lo sono, dal lavoro domestico e extradomestico e dalla cura di figli piccoli. Libere di mettere al mondo le proprie idee, e se proprio desiderano usufruire di tecniche di gravidanza artificiali, perché no, anche figli propri.

 

2° Convegno 2014: AvaEva in cammino

2° Convegno AvaEva

2° Convegno: sintesi

Albergo Pestalozzi, Lugano – 9 ottobre 2014

  

Introduzione

Dopo il benvenuto, la coordinatrice di AvaEva Norma Bargetzi spiega che le riflessioni e lo scambio fra le numerose convenute seguiranno i temi tracciati dalle due relatrici – la filosofa Francesca Rigotti e la psicologa Silvia Vegetti Finzi – e proseguiranno nel pomeriggio negli ateliers di approfondimento. Quindi fornisce varie informazioni pratiche, richiamando inoltre l’attenzione delle partecipanti al tabellone chiamato “Ideario”, dove ognuna potrà annotare idee, aspettative, suggerimenti all’indirizzo di AvaEva.    

Poi è la volta della capoprogetto della GrossmütterRevolution, la consorella di AvaEva nella Svizzera tedesca, Anette Stade che saluta le partecipanti, illustra quanto vien realizzato Oltregottardo, ricorda che il movimento si nutre dell’impegno delle donne e che la GrossmütterRevolution cercherà di sostenere al meglio le loro attività. Esprime pure riconoscimento per il contributo solidale che le donne della generazione delle nonne continuano a fornire alla collettività.

La parola passa infine a Yvonne Pesenti, che nella sua veste di direttrice porta il saluto e gli auguri del Percento culturale Migros Ticino. Spiega quindi la vocazione di questa istituzione, che ha visto allargarsi il suo raggio di attività dalla formazione ai progetti sociali. Il progetto AvaEva rientra in quest’ultimo ambito e la direttrice si dice felice di constatarne la crescita e le specificità che lo contraddistinguono rispetto al modello ripreso dalle consorelle svizzerotedesche.

La coordinatrice riprende il microfono per illustrare i cambiamenti sopraggiunti dall’ultimo convegno. Alcune idee, alcuni progetti sono stati realizzati, altri no, e ricorda che i progetti devono essere autonomi. Si sono anche allacciati molti contatti e ci si avvia verso proficue collaborazioni, ma per questo ci vogliono forze e perciò invita tutte a partecipare attivamente.

 

Relazioni 

  • Francesca Rigotti, docente presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università di Göttingen e docente di dottrine e istituzioni politiche alla Facoltà di scienze della comunicazione dell’USI:

De senectute foeminarum – La vecchiaia delle donne (> leggi)

 

  • Silvia Vegetti Finzi, psicologa, psicoterapeuta dell’infanzia e della famiglia, scrittrice, rubrichista de “L’angolo del dialogo” del settimanale Azione:

Camminando sul percorso delle nonne (> leggi), con letture integrative (> leggi)

 

Dibattiti

  • Dibattito: La vecchiaia delle donne
    Nel corso del dibattito con la filosofa Francesca Rigotti si toccano temi inerenti all’atteggiamento degli anziani (chiuso e negativo vs. aperto e positivo), alla saggezza (di cui l’anziano non sempre da prova), all’immagine dell’anziano e, soprattutto, della donna anziana nella società e alla discriminazione di cui è oggetto, nonché all’intergenerazionalità come modalità di convivenza da coltivare maggiormente. 
  • Dibattito: Camminando sul percorso delle nonne
    E’ soppresso per mancanza di tempo. Si invita a porre le domande nell’ambito dell’atelier con la relatrice.

 

Ateliers 

  • Atelier: La vecchiaia delle donne
    Partendo dall’attuale corrente anti-aging – che ci induce a credere di poter evitare la morte – ci si è dette che questa lotta all’invecchiamento cerca di adattare il corpo alla mente, mentre la vecchiaia impone alla mente di adattarsi al corpo (una partecipante ha menzionato il suo stupore di fronte quanto le capita di strano alla sua età; un’altra ha ricordato l’utilità dell’ironia in simili frangenti). Ci si è dette che la vecchiaia radicalizza le condizioni fondamentali della nostra esistenza: fragilità, limiti, perdite, dipendenza. Riconoscerlo è precluso alla gioventù. Ci si è pure dette che la morte evidenzia la limitatezza delle possibilità che abbiamo durante la vita e ci aiuta a distinguere ciò che è importante, imponendoci di compiere delle scelte. Si è accennato anche alla “morte coi formulari”, al bisogno di controllo che abbiamo di fronte all’impotenza, da un lato, e alla volontà o necessità di ottimizzare e velocizzare tutto oggi imperante, dall’altro. Al termine si è ricordato un pensiero di Simone de Beauvoir: una forma essenziale di produttività è vivere la vita come se fosse un’opera d’arte.

 

  • Atelier : Il percorso delle nonne
    Nel gruppo si sono toccati vari temi a ruota. L’importanza del racconto: saper raccontare, saper parlare di sé alle nipoti e ai nipoti; noi siamo l’io narrante, tessiamo legami tra passato e futuro. La reciprocità nel rapporto: la bambina e il bambino per crescere ha bisogno di reciprocità nella relazione, di continuità, che permettono loro di crescere con sicurezza. E la perfezione? È da bandire, mette ansia. La vecchiaia porta sicurezza. Non siamo l’ideale assoluto. Occorre riservare uno spazio per sé. Poi vi è il tema dei conflitti in caso di separazione dei genitori: allora la casa dei nonni diventa il luogo sicuro e il loro ruolo molto importante. Mentre riguardo ai conflitti o disaccordi con i genitori dei nipoti si reputa che occorra saper educare senza interferire nelle loro scelte di fondo. Fra nonna e nonno deve esserci complementarietà. Per terminare si evoca il ruolo simbolico della nonna: è possibile essere nonne non biologiche, occupandosi di bambine e bambini di genitori che non sono figli nostri.

 

  • Atelier a tema libero (in tedesco)
    Il piccolo gruppo ha discusso esprimendo dapprima la propria delusione riguardo alle relazioni ascoltate: ci si aspettava di più sull’invecchiare oggi e sulle donne anziane di oggi, sui vari modi di vivere da donne anziane, non da ultimo anche come pendolari fra Ticino e Svizzera interna. Per queste ultime si è auspicata la formazione di gruppi di viaggio, magari condividendo l’automobile. Si è inoltre parlato della situazione delle donne anziane che vivono sole, rilevando che loro oggi non si sono sentite abbastanza incluse in un ambiente a prevalenza di nonne biologiche. Si è criticata l’insufficiente messa in rete, pur giudicando l’atmosfera del convegno molto positiva e carica di entusiasmo.

 

Mercatino dei progetti

In un angolo della sala sono allestite alcune bancarelle dove le responsabili dei progetti realizzati sotto l’egida di AvaEva forniscono spiegazioni e distribuiscono materiali informativi. I progetti presentati sono: AvaEvaBiodiversità, AvaEva ManiTese, Caffè narrativo (Erzählcafé, in tedesco), Camminando insieme, Carta dei diritti dei nonni, Cucinare assieme (per nonni e nipoti), Gruppo condivisione nonne, Incontri luganesi del lunedì, L’arte di vivere e l’arte di morire, Modi di convivenza: riflessioni sulla famiglia, Le ultime disposizioni (Allerletzes, in tedesco), Riflessioni al femminile, Scrivere le proprie storie (Selbsterlebte Geschichten notieren, in tedesco) 

 

Ideario

Prima di concludere vien data lettura delle varie idee che le partecipanti hanno iscritto nel tabellone murale. Si discute in particolare l’idea di creare gruppi su nonne e medicina, donne anziane e sessualità, o il ruolo di nonna, ipotizzando anche il ricorso a specialiste. Vi sono però voci contrarie, che considerano le donne anziane sufficientemente competenti grazie alla loro esperienza di vita, tanto da non dover rivolgersi alla specialista in un rapporto che finirebbe per essere di dipendenza.

Viene inoltre espresso anche il desiderio di avere dei punti regionali dove riunirsi per discutere, ispirandosi al modello degli Stammtisch (i tavoli dei clienti abituali nei ristoranti svizzerotedeschi).

 

Rappresentazione comico-teatrale

Giunge il momento ludico della giornata. La coordinatrice evoca l’ironia che aiuta ad alleggerire e sdrammatizzare la vita. Qualcuno ha persino scritto che l’ironia è la virtù sovrana delle donne. Infatti permette di guardare con leggerezza le situazioni difficili, può fungere da ponte in momenti conflittuali, è un freno quando si arrischia di cadere nella trappola del perfezionismo. E in questo senso passa la palla a una maestra dell’ironia: l’attrice Stefania Mariani.

 

  • “Non ci sono più le mezze stagioni… ma noi ce la faremo!”, di e con Stefania Mariani
    Nel suo monologo, Stefania Mariani ci propone una panoramica dei vari aspetti dell’essere donna-nonna. Ci ricorda Socrate e il suo distinguo tra creazione maschile e procreazione femminile (quest’ultima di minor valore, come abbiamo sentito in mattinata dalla filosofa Francesca Rigotti). Ci parla di nonne pilastro che sostengono la famiglia; di nonne sandwich fra figli, nipoti e i propri genitori; di nonne equilibriste fra i mille problemi di tutti; e di nonne impiccione capaci di innescare bombe famigliari. Ci mette in guardia dal dire di sì solo perché chinar la testa è più relax che non dire no. Ci dà anche la sua interpretazione della fiaba più famosa. Il suo Cappuccetto rosso è connesso con sé ma sconnesso, il lupo non lo incontra, e va a trovare una nonna che è viva e vegeta, solo un po’ raffreddata, ansiosa di mangiare le frittelle della nuora e di chiacchierare con Cappuccetto. Questi è curioso: si meraviglia delle rughe (le hanno scritte le gioie e i dolori della vita), delle mani nodose (hanno lavorato sodo), dei bei denti (la nonna sa che le sono costati un capitale). Cappuccetto trova bello stare con la nonna perché “puzza calma”, e pensa che la nonna è bella (“se lo dici tu, mi aiuti a crederlo”).

    La bravissima Stefania ha così suscitato riflessioni profonde e provocato frequenti scoppi di ilarità per alcune situazioni che risultavano ben note alle partecipanti. Esse la ringraziano con un lungo e scrosciante applauso per aver saputo interpretare così bene gioie e dolori della loro stagione di vita.

 

In chiusura…

I lavori si concludono con l’invito a iscriversi alla newsletter per conoscere tutte le novità e gli appuntamenti di AvaEva.

E da ultimo, la capoprogetto della GrossmütterRevolution Anette Stade ringrazia con un bel mazzo di fiori il gruppo di pianificazione di AvaEva – composto da Romana Camani, Bice Columberg, Raquel Galli Zirpoli, Margherita Malè Stolz, Regula Stern, Anita Testa – e la coordinatrice Norma Bargetzi. Quest’ultima ringrazia a sua volta le partecipanti e augura loro un buon rientro. Ringrazia pure infine il Percento culturale Migros per il generoso sostegno finanziario.

 

Relazioni Finali 

Convegno 2014: Relazione di Francesca Rigotti

Convegno 2014: Relazione di Silvia Vegetti Finzi

Convegno 2014: Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro

1° Convegno 2013: Chi è AvaEva?

1° Convegno: sintesi

Casa del Popolo, Bellinzona – 17 ottobre 2013

 

Introduzione

La giornata si apre con gli interventi di Norma Bargetzi, coordinatrice di AvaEva, che spiega come il progetto si inserisce nel grande progetto Generazioni del Percento culturale Migros; della responsabile nazionale di Generazioni Jessica Schnelle, che ne illustra gli obiettivi; della responsabile del progetto GrossmütterRevolution (consorella di AvaEva nella Svizzera tedesca) Anette Stade con l’augurio di una giornata proficua; nonché della direttrice del Percento culturale Migros Ticino Yvonne Pesenti, che ha vivamente sostenuto la creazione del movimento in Ticino e si dice lusingata dall'inattesa partecipazione di donne al convegno. Norma Bargetzi riprende la parola per ripercorrere le varie tappe della creazione di AvaEva a partire dalla sua propria partecipazione ai convegni della GrossmütterRevolution, alla creazione di un gruppo promotore, alla riflessione sulle diversità culturali e alla necessità di adattare il progetto alla realtà nostrana, compreso il cambiamento del nome, ora inclusivo delle nonne biologiche e no.

Il microfono passa quindi a Francesca Horat, nota voce radiofonica, che modera la giornata insieme alla coordinatrice.

 

Relazioni 

  • Marilena Fontaine, avv., capoufficio della legislazione, delle pari opportunità e della trasparenza:
    Parità nella terza età (leggi - Powerpoint)
  • Caterina Wolf, dr. phil., psicoterapeuta:
    Identità e aspetti psicologici di AvaEva
     
  • Bice Columberg, membra del gruppo promotore di AvaEva:
    Essere nonna (leggi
  • Norah Lambelet Krafft, presidente dell'Ecole des Grands Parents di Losanna (assente, la relazione è letta in italiano da Margherita Malè Stolz):
    Il progetto “Ecole des grands parents” (leggi)

 

Dibattito 

Nel corso del dibattito sulle relazioni si toccano vari temi. Per esempio i possibili contatti fra nonni e il mondo della scuola. La possibilità di poter invocare una legge sui diritti dei nonni in caso di conflitti nella famiglia allargata oppure l’utilità di una simile legge per far evolvere le mentalità riguardo ai rapporti intrafamigliari; ma anche le criticità di una simile legge in un mondo di adulti dal super ego che non considerano debitamente il bene del bambino. La necessità di porre l’impegno sociale al centro di un movimento come AvaEva, pensando alle situazioni previdenziali carenti di molte donne, nonché alle situazioni di difficoltà e disagio sociali in generale che colpiscono maggiormente le donne. Quanto alla “scuola dei nonni” romanda, più voci si uniscono per contestare il concetto di scuola, ancora così strettamente associato nella mente di molte presenti alle esperienze negative della propria scolarizzazione.

Il dibattito si conclude con una poesia sul tema dell’essere nonni offertaci dall’autrice stessa: 

 

Ghirlande di nonnitudine

di Anna Maria Pianezzi

Nulla m’incanta più del tuo incantamento
quando nelle giornate di vento dalla finestra
segui il gioco nei rami degli alberi,
la danza scomposta della siepe,
l’erba docile che si piega;
i tuoi oh! di meraviglia
sono lo stupore per il miracolo
della natura e le ghirlande
della mia giornata.

  

Ateliers 

  • Atelier: Si può imparare a essere nonni?
    Allestendo un diario delle emozioni della mattinata si giunge persino alla commozione. Segue poi una carrellata di tematiche: disponibile, ma non a disposizione; rispettose di sé e degli altri; relazione e ascolto verso tutti i membri della famiglia; bisogno di nuovi modi di comunicare e di sviluppare il confronto intergenerazionale; esigenza di momenti di condivisione, di una sede, di incontri oppure di avere una rete, crearla o ampliarla. E i nonni? Potrebbero sviluppare l’idea di AvoAdamo, ma devono farlo loro. Esiste pure un bisogno di letture, scambi e consigli, di incontri a livello regionale. Vengono fatte proposte per incontri mensili a Bellinzona e incontri tra nonni di famiglie ingrandite.

 

  • Atelier: Vincoli e risorse dell’età delle nonne
    Il termine vincoli è avvertito come legato all’ambito legale o a una costrizione; mentre le risorse sono frutto dell’età, dei lavori svolti, dell’interazione con figli, nipoti, genitori ma anche dell’impegno profuso dalla donna stessa. Vincoli e condivisione: creare una comunità allargata dove si possa condividere con altre persone. Il vincolo non sempre è una scelta (a livello finanziario non si può scegliere). Si è parlato di Ava, la nonna; ma anche di Eva, la donna, perché non va trascurata. Talvolta anche nonne e nonni devono porre dei limiti e dire di no. E talune partecipanti percepiscono diversamente l’essere nonne di maschi o di femmine.

    Risorse: condividere con altri, dividersi compiti, creare un sito internet. Si parla di una banca del tempo. Il percorso di crescita che si compie con i nipoti lo si fa anche all’interno di famiglie multietniche. I nonni devono trovare un modo di interagire con tutti.

 

  • Atelier: Identità e competenze delle donne grandi
    Identità: bisogno di autonomia, diritto e dovere di gestire tempo e risorse finanziare (essere nonne costa, anche se le nonne non costano). Bisogno di aggregazione socio-politica. Slegarsi dal fatto di essere nonne: rispondere ai bisogni dell’essere donne oltre la sessantina, concedersi tempo per il proprio sviluppo, essere sé stesse crescendo anche mediante formazioni. Consapevolezza individuale e collettiva di essere donna/nonna, di quali battaglie per la donna vadano combattute, e cosa vada ancora fatto per la donna/nonna.

    Competenze: le nonne sono importanti, perché hanno memoria storica, esperienza, flessibilità (sono disponibili e cercano di capire tutti), offrono le loro risorse economiche e temporali, hanno la capacità di interscambio non occupandosi solo dei nipoti ma anche dei genitori. Le nonne devono imparare a accettare informazioni da parte dei ragazzi. Devono avere la capacità di mediare, comunicare, esser ludiche, dare amore incondizionato, rispettare l’educazione che la nuova generazione di genitori impartisce e le sue nuove regole. Sapere dire di no senza sensi di colpa è un grande tema per molte partecipanti.

    Sul termine “donne grandi” si formula qualche esitazione: la donna non ha bisogno di altri aggettivi per definirsi nonna se si sente tale.

 

  • Atelier: La nuova cultura della vecchiaia femminile (Neue Frauen-Alterskultur – in tedesco)
    Il gruppo lavora partendo da un set di grandi fotografie, commentandone la scelta, e discutendo di come generare e/o definire nuovi aspetti di vita delle donne di una certa età. Ne è emersa la voglia di scegliere liberamente come essere sé stesse, saper dire di no e riuscire a oziare senza rimorsi, non essere costrette a far sempre qualcosa per gli altri per farsi voler bene, ma essere benvoluta comunque per ciò che si è. Quindi non dovere, ma volere far qualcosa perché fa piacere anche a noi stesse. Inoltre: rimanere creative, essere in moto, e un po’ trasgressive malgrado l’età certa.

    Un altro punto è stata la collaborazione in seno a gruppi nazionali, p. es. sul tema degli alloggi in case intergenerazionali o per anziani; ma anche la messa in rete con gruppi internazionali come fonte di buone idee da realizzare anche qui da noi.

    Il clima in seno ai vari ateliers è stato magico: pur non conoscendosi, fra le donne si sono attivate emozioni particolari che hanno sorpreso piacevolmente tutte e quante, permettendo loro di interagire con profitto e in allegria.

 

 

Il vignettista

Durante la giornata era presente il vignettista Sergio Simona. Egli ha carpito alcuni momenti e li ha immortalati a modo suo:

 

Vignetta 1: Chi è AvaEva? (guarda)

Vignetta 2: Allieva a scuola di nonnitudine? (guarda)

Vignetta 3: Nonna multitasking bersagliata da troppe richieste? (guarda)

Vignetta 4: Nonna polo tranquillo fra famigliari in corsa? (guarda)

Vignetta 5: Nonna campionessa? (guarda)

Vignetta 6: Nonna che sa coltivare uno spazio tutto suo? ( guarda)

 

 In chiusura…

Terminata la presentazione delle vignette, la coordinatrice Norma Bargetzi illustra come intendono procedere le promotrici. La giornata ha fornito una ricca messe e il lavoro che si profila è molto. Ci sarà una prima fase di valutazione di quanto fatto sin qui. Si provvederà a pubblicare nel sito www.avaeva.ch il materiale elaborato e la documentazione della giornata con le fotografie. Si lanceranno alcuni progetti e magari anche un atelier per imparare a utilizzare tablet o computer, visto che varie partecipanti non hanno dimestichezza con la comunicazione in rete (costoro si sono dovute confrontare con una disapprovazione corale: “Ma fatti aiutare dai nipoti!” è stato il consiglio). Per terminare si comunicano le date dei convegni (in tedesco) previsti in primavera e autunno dalla GrossmütterRevolution. 

 

Ringraziamenti

La giornata si chiude con i ringraziamenti della coordinatrice di AvaEva Norma Bargetzi e della capoprogetto della GrossmütterRevolution Anette Stade all’indirizzo delle partecipanti, delle relatrici e delle rappresentanti delle istituzioni.

Un ringraziamento conclusivo viene espresso anche nei confronti del Percento culturale Migros per il generoso sostegno finanziario.

 

Sottocategorie