Dignità

Dignità  - Stimoli per la discussione dell’incontro del 19.1.2021 (Arte di vivere e arte di morire)

 di Norma Bargetzi

 

Nell’ambito degli incontri del gruppo “Arte di vivere e arte di morire” (Sora Morte) di AvaEva abbiamo spesso usato il termine “dignità” parlando di ultimi momenti di vita, di difficili decorsi di malattia, di accompagnamento di persone a noi care, di rispetto delle ultime volontà. Abbiamo voluto dedicare alcuni incontri ad approfondire il significato di questo termine nei diversi contesti personali, individuali ma anche collettivi.

Ho voluto fare una breve introduzione al tema con alcuni riferimenti storici, senza però mai perdere di vista l’obiettivo del dare degli stimoli di riflessione e agganci alle amiche di un gruppo molto eterogeneo. Ognuna, a seconda dei propri interessi, potrà approfondirli.

La dignità è un bisogno primario ed un fondamento etico che ci accompagna fin da sempre. Il tema è trattato in ambiti che vanno dall’etica alla giurisprudenza, la filosofia, la biologia, l’antroposofia, la medicina, la spiritualità. Come riferisce Luise Reddemann, psicanalista tedesca che si è molto occupata di trauma, geriatria e gerontologia “La dignità è un bisogno primario che deve essere rispettato e soddisfatto, sia in noi che negli altri… La dignità è il nutrimento dell’anima” (L. Reddemann in Ethikheute 24.10.14 – traduzione N. Bargetzi).

Probabilmente si trovano testimonianze riferite al concetto della dignità già in culture matriarcali molto antiche, poco tramandate a seguito di una scrittura patriarcale della nostra storia. I primi scritti ai quali ci riferiamo nella nostra storia sono quelli di legati al movimento filosofico dello Stoicismo (ca. 300 a. C.) - una corrente abbracciata da molti filosofi romani e greci -  che affermava la dignità quale componente di ogni essere umano al di là del ceto sociale. Un incitamento a riflettere sulla gestione del CV in ambiti di precarietà.

Nel 44 a.C. Cicerone scrive quello che è considerato il suo testamento filosofico e spirituale “De officiis” nel quale difendeva e diffondeva gli ideali di libertà, giustizia, onestà quali elementi intriseci alla dignità.

Sia nella cultura ebraica che nel cristianesimo il tema della dignità è fondamentale: “Ogni persona è e deve essere uguale”, un pensiero che sta alla base dell’eliminazione della schiavitù.

La concezione della dignità di ogni essere umano si sviluppa ulteriormente durante il periodo dell’Umanesimo. Cito ad esempio il filosofo Pico della Mirandola che nel 1486 scriveva la sua “Orazione sulla dignità dell’uomo” nella quale collegava la dignità con la libertà, la libertà di pensiero, di scelta, di prendere decisioni. “L’uomo è interprete del suo destino”

Penso all’importanza di poter prendere fino alla fine anche solo piccole decisioni. Allora spetterà a chi accompagna creare il contesto giusto affinché ci sia il tempo, lo spazio e la possibilità di scegliere e decidere.

Proseguendo nel cammino storico, troviamo i documenti dei diritti dell’uomo e del cittadino della Rivoluzione francese e tutta una serie di scritti che testimoniano un crescendo dei diritti dell’uomo che sono alla base della dignità della persona umana.

Con l’evoluzione del pensiero, dignità e umanità sono sempre più collegati alla libertà dell’individuo di potersi esprimere senza vincoli di sorta. Nell’ambito politico-giuridico Hanna Arendt definisce la dignità quale “Diritto ad avere diritti”. Anche in situazione di grande disabilità ognuno deve poter difendere i propri diritti, se non lo può fare personalmente è dovere di coloro che l’accudiscono di farlo al suo posto.

L’Organizzazione mondiale della sanità estende in particolare la considerazione della dignità a quelle parti della popolazione quali gli anziani, affermando il diritto degli individui ad esser trattati con rispetto al di là dell’età o di eventuali condizioni di disabilità.

L’Assemblea federale ha approvato il 20 marzo 2008 la Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina. Cito il primo articolo: Oggetto e finalità – Le Parti della presente Convenzione proteggono l’essere umano nella sua dignità e nella sua identità e garantiscono a ogni persona, senza discriminazione, il rispetto della sua integrità e dei suoi altri diritti e libertà fondamentali riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina.

In un periodo determinato da innumerevoli incertezze rispetto al mondo in cui viviamo, credo sia importante ricordarci che la dignità non è solo legata agli umani bensì a tutto il nostro sistema ecologico.  Per la nostra discussione nell’ambito di “Sora Morte” ci concernono particolarmente i temi inerenti alla cura, il rispetto dell’identità e della dignità del/la paziente, dei famigliari, del personale socio-sanitario, senza mai dimenticare che la dignità non è divisibile – non può esserci un po’ più o un po’ meno dignità!

Nell’occuparmi di questo testo mi ha accompagnata l’immagine di Enea - figlio della Dea dell’amore Venere -  che, salvatosi dalla guerra troiana, inizia un lungo percorso portandosi sulle spalle il padre Anchise, vecchio ed ammalato, e facendo da guida al figlio Ascanio. Anche noi ci portiamo addosso il carico del passato che  appesantisce i nostri passi del presente, ma è il nostro compito accompagnare ciò che di nuovo sta crescendo attraverso tante intemperie per poter raggiungere nuovi lidi.